mercoledì 31 luglio 2019

Netflix. Luglio, nostalgia d'ambientazione e un po' di splatter

Miei cari Netflix-dipendenti, anche questo mese ho poco da raccontare sul versante serie tv. Complice il bel tempo, mi sono dedicata a tutt'altro che leggere e guardare Netflix. Ma è stato un mese di tuffi nel passato, di ambientazioni nostalgiche e temi delicati.

Willy, il Principe di Bel-Air - 6 stagioni
Se, come me, non siete più tanto giovani e il pomeriggio dopo scuola vi piazzavate immancabilmente davanti a Italia1, non potete non ricordare Will Smith alle prime armi in questa pazzesca sit-com, che Netflix ha deciso di rimettere in circolazione. Cosa ho notato rispetto al ricordo che ne avevo? Il delicato tema del razzismo, le allusioni neanche troppo velate alla lotta di classe, il senso del dovere, l'integrità della famiglia. Resta inattaccabile l'evidente abilità comica del protagonista, ovviamente. 


Stranger things - 3 stagioni, in corso
Omaggio al cinema di fantascienza degli anni '80, questa serie tv racchiude tutto il meglio che il filone fantascientifico ha da offrire a chi ricorda con nostalgia quelle estati, da ragazzini, quando si giocava in soffitta o nelle case abbandonate e i mostri erano sempre dietro l'angolo. La terza stagione l'ho guardata in poco più di una giornata, e ha riconfermato la bravura degli sceneggiatori. Cast superbo, ambientazione eccellente, trama senza passi falsi. Ora c'è solo da attendere il seguito.


FILM

Girl, Interrupted
Adattamento cinematografico del diario di Susanna Kaysen "La ragazza interrotta", questo film del 1999 racconta il senso di alienazione di alcune donne rinchiuse in una clinica psichiatrica. Siamo nel 1967, Susanna ha tentato il suicidio ingoiando pillole con della vodka, e le è stato diagnosticato un disturbo borderline della personalità. Nell'istituto di salute mentale, molte donne come lei, tacciate di "pazzia", fanno i conti con il modo in cui la società decreta unilateralmente cosa è accettabile, cosa è normale e cosa non lo è. Un film emozionante e coinvolgente che evidenzia il confine molto labile tra follia e normalità, dove la normalità è spesso solo ipocrisia e la follia è spesso solo desiderio di sentirsi amati.


Il gioco di Gerald
Tratto dall'omonimo romanzo di Stephen King, questo thriller riadattato in chiave più moderna rispetto al libro del 1992 gioca molto sulle proiezioni mentali. Jessie e Gerald decidono di cimentarsi in un gioco erotico per ravvivare un rapporto stanco e dettato dalla routine: seppure di malavoglia, Jessie si lascia ammanettare al letto ma appena prima di consumare il rapporto, Gerald viene colto da un infarto e si riversa a terra ai piedi del letto. Qui inizia il calvario di Jessie, che tenta di mantenere la lucidità per avere la meglio sul lento logorio del corpo, cercando il modo di liberarsi dalle manette prima di morire di fame e sete. I ricordi e le allucinazioni si sovrappongono ai pericoli reali (un cane randagio attirato dall'odore del cadavere di Gerald e un assassino che si aggira indisturbato nelle vicinanze), in un macabro gioco mentale. La salvezza di Jessie risiede solo nella sua capacità di guardare in faccia i demoni del passato.


The perfection
Un thriller/horror decisamente splatter, e anche piuttosto disturbante, che mette al centro di tutto un estremizzato desiderio di vendetta e di riscatto, e una bizzarra concezione di solidarietà femminile. Charlotte, ex violoncellista di successo, alla morte della madre decide di riallacciare i rapporti con Anton e Theis, proprietari e direttori della esclusiva scuola di musica in cui è cresciuta e maturata. Ma la coppia ora è tutta presa dalla nuova enfant prodige, Lizzie. La reazione di Charlotte è lenta ma poi si svela in tutta la sua complessità. Non è invidia, nemmeno cattiveria ingiustificata: si nutre di anni di abusi fisici e mentali. Il primo atto di questo film è a dir poco raccapricciante, ma non è nulla in confronto al secondo atto, con colpi di scena, ribaltamenti di situazioni e rewind che accendono la curiosità e disgustano, toccando corde molto profonde che ai più sensibili faranno ribrezzo. Colonna sonora ansiogena, scene tanto violente da disorientare, ma con una loro certa cruda bellezza. Da vedere, ma solo per chi ha lo stomaco forte.


domenica 21 luglio 2019

Recensione. "Io uccido" di Giorgio Faletti. Pagine sprecate

Buongiorno lettori, oggi vi parlo di un libro che non avrei mai letto per mia libera scelta, e non mi sarei persa granché. Quando le Ciambelle mi hanno assegnato l'obiettivo per la Challenge "leggi un libro di Giorgio Faletti", ho pensato che era ora di dare una chance a questo autore di cui si è quasi sempre parlato bene. Devo dirvi che secondo me è sopravvalutato, ma procediamo con ordine.

Trama:
Un DJ di radio Monte Carlo riceve, durante la sua trasmissione notturna, una telefonata delirante. Uno sconosciuto rivela di essere un assassino. Il caso viene archiviato come uno scherzo di pessimo gusto. Il giorno dopo un pilota di Formula Uno e la sua compagna vengono trovati orrendamente mutilati. Da questo momento ha inizio una serie di delitti, preceduti ogni volta da una telefonata con un indizio musicale sulla prossima vittima e sottolineati da una scritta tracciata con il sangue che è nello stesso tempo una firma e una provocazione: «io uccido». Per Frank Ottobre, agente dell'FBI in congedo temporaneo, e Nicolas Hulot, commissario della Sureté Publique, inizia la caccia a un fantasma inafferrabile. Di fronte a loro un agghiacciante dato statistico. Non c'è mai stato un serial killer nel Principato di Monaco. Adesso c'è. 







Riguardo alla trama non c'è molto da dire, in fondo segue gli stereotipi del thriller. C'è un folle assassino, con degli evidenti disturbi mentali, che si prende gioco della polizia monegasca lasciando indizi quasi irrisolvibili, a meno che non si sia degli esperti di musica. In questo caso l'esperto di musica è un ragazzino con un handicap, che se all'inizio si rende utile a un certo punto manderà in fumo tutti gli sforzi degli investigatori. Io l'avrei come minimo strozzato, anche perché si dimostra tutt'altro che un ragazzino stupido.

Ma parliamo dell'ambientazione e dei personaggi.

In primo luogo, perché uno scrittore italiano deve ambientare un thriller, peraltro così corposo, non in Italia ma a Montecarlo? Io se leggo un thriller scritto da un italiano mi aspetto un'ambientazione italiana e personaggi italiani, qualcosa in cui riconoscermi e in cui riconoscere le abitudini, i riferimenti sociali, eccetera.


Idem per i personaggi, visto che qui ne abbiamo di diverse provenienze. Passi per la Sureté Publique di Monaco. Ma perché andarci a mettere pure un investigatore americano dell'FBI che per metà ha origini siciliane? Il passato del detective Frank Ottobre mi è sembrato un po' troppo costruito e poco naturale, stessa cosa per quanto riguarda la sua relazione con la sorella di una delle vittime. 

Insomma, sembra il brutto scopiazzamento di thriller americani decisamente meglio congegnati. Un calderone di personaggi e situazioni già visti in millemila episodi di serie tv crime, con la pretesa di entrare a tutti i costi nella mente di OGNI SINGOLO PERSONAGGIO, il che non aggiunge niente alla storia se non pagine in più. 

Poi vogliamo parlare della morte improvvisa a metà libro di uno dei protagonisti? Qual è il senso? Mi è sembrato uno stratagemma in extremis per allungare il brodo di altre 200 pagine. 

In questo libro c'è troppo di tutto: troppe descrizioni, troppe introspezioni, troppo passato, troppe tragedie personali, troppi elementi splatter cinematografici. Un libro che non mi ha lasciato niente, se non la sensazione di tempo sprecato. 


Unica nota positiva, l'ironia che accompagna la descrizione della morte delle vittime. Credo che Faletti (pace all'anima sua) non potesse sfuggire al suo passato da comico, forse sarebbe stato meglio continuare su quel sentiero. Non credo leggerò mai altro di questo scrittore, si è capito, vero?



sabato 20 luglio 2019

Recensione. "Eleanor Oliphant sta benissimo" di Gail Honeyman.

Cari lettori, poche chiacchiere e via con la seconda recensione del giorno che qui i tempi stringono e sono indietro per la Challenge.


Trama:
Mi chiamo Eleanor Oliphant e sto bene, anzi: sto benissimo.
Non bado agli altri. So che spesso mi fissano, sussurrano, girano la testa quando passo. Forse è perché io dico sempre quello che penso. Ma io sorrido. Ho quasi trent’anni e da nove lavoro nello stesso ufficio. In pausa pranzo faccio le parole crociate. Poi torno a casa e mi prendo cura di Polly, la mia piantina: lei ha bisogno di me, e io non ho bisogno di nient’altro. Perché da sola sto bene.
Solo il mercoledì mi inquieta, perché è il giorno in cui arriva la telefonata di mia madre. Mi chiama dalla prigione. Dopo averla sentita, mi accorgo di sfiorare la cicatrice che ho sul volto e ogni cosa mi sembra diversa. Ma non dura molto, perché io non lo permetto.
E se me lo chiedete, infatti, io sto bene. Anzi, benissimo.
O così credevo, fino a oggi.
Perché oggi è successa una cosa nuova. Qualcuno mi ha rivolto un gesto gentile. Il primo della mia vita. E all’improvviso, ho scoperto che il mondo segue delle regole che non conosco. Che gli altri non hanno le mie paure, non cercano a ogni istante di dimenticare il passato. Forse il «tutto» che credevo di avere è precisamente tutto ciò che mi manca. E forse è ora di imparare davvero a stare bene.
Anzi: benissimo.

Miss Oliphant ha trent'anni, e lavora come impiegata contabile in un'agenzia di graphic design da quando ne aveva ventuno. Le sue giornate sono di una piattezza disarmante: otto ore di lavoro senza distrazioni di alcun tipo, un'ora di pausa pranzo a testa china sulle parole crociate del Daily Telegraph ignorando le chiacchiere superficiali dei colleghi, venerdì sera pizza da Tesco e il weekend abbracciata alla bottiglia di Vodka. 

Se qualcuno glielo chiede, Eleanor Oliphant risponde che sta benissimo. Ma mente a se stessa.


Ha modi rigidi e antiquati, e passerebbe inosservata se non fosse per una vistosa cicatrice sulla guancia. Sembra la versione femminile, decisamente meno comica, di Sheldon Cooper. Ma non fermarti all'apparenza come fanno tutti quelli che la incrociano. Le sue ferite più profonde non si vedono.

Ogni mercoledì sera Eleanor riceve la telefonata di sua madre, relegata in un luogo inaccessibile, che scava come una vanga impazzita nelle sue ferite emotive più profonde.

Eleanor attraversa la vita facendo meno rumore possibile, estranea al conformismo e alle convenzioni mondane. Finché, una sera, si prende una sana infatuazione per il cantante figo ed estremamente social di una band locale. Per attirare l'attenzione del belloccio Eleanor si rende conto di doversi adeguare alle consuetudini moderne, e intraprende un cammino alla scoperta di cose che per lei sono rimaste un mistero finora: parrucchiera, estetista, negozi di abiti, cosmetici, Twitter. 

Era così che funzionava, quindi, il successo dell’integrazione sociale? 
Era davvero così semplice? 
Mettiti un po’ di rossetto, vai dalla parrucchiera e alterna gli abiti che indossi? 
Qualcuno dovrebbe scriverci sopra un libro, o almeno un opuscolo esplicativo, 
e trasmettere queste informazioni.
 Avevo ricevuto più attenzione da loro quel giorno 
(attenzione positiva, non malevola, intendo) 
di quanta ne avessi ricevuta negli ultimi anni. 
Sorrisi tra me e me, soddisfatta per avere risolto parte dell’enigma.

L'infatuazione avrà vita breve, ovviamente. Ma nel frattempo Eleanor si troverà affianco qualcuno che è entrato, forse un po' prepotentemente, nella sua vita e le ha dimostrato una sincera e disinteressata gentilezza. Questo collega, pur con i suoi modi un po' rozzi, aprirà una breccia nella riservatezza di Eleanor e la accompagnerà per mano a far luce sulla verità della sua infanzia che la sua mente, devastata da un trauma di proporzioni inimmaginabili, ha rimosso.


Sentivo il calore nel punto in cui si era posata la sua mano: 
era stato solo un momento ma aveva lasciato un'impronta calda, 
quasi come se fosse stata visibile. 
Una mano umana aveva esattamente il peso giusto e la temperatura giusta 
per toccare un'altra persona

Nel romanzo vediamo davvero Eleanor crescere e cambiare, imparare ad accettare l'aiuto degli altri e godere della soddisfazione di essere a propria volta d'aiuto per gli altri. Inizierà a disintossicarsi dalla vodka, a vedere una psicologa, a prendersi cura di un gatto. Insomma uscirà dalla sua crisalide e diventerà più indulgente verso gli altri e soprattutto verso se stessa, verso quelle debolezze che si incarnano nella voce aspra di sua madre il mercoledì sera. 


Gail Honeyman ha creato un'antieroina che in certi momenti fa sorridere per essere così sprovveduta dove noi ci sentiamo dei giganti, e in certi momenti irrita per il suo ostinarsi a essere così "fuori dal mondo". Quando ho sentito parlare di questo libro ho tergiversato un po', per paura di ritrovarmi davanti a una certa crudezza su un tema delicato come la depressione, sul genere di Gillian Flynn

Invece devo dire che questa patologia viene analizzata minutamente, ma con estrema delicatezza. Credo che scegliere di narrare dal punto di vista di Eleanor, inoltre, sia stata un'ottima decisione. Con tutta la sua reticenza e le sue difficoltà a relazionarsi, il suo modo di vedere le cose da una prospettiva diversa dal solito mette in ridicolo gran parte delle convenzioni sociali a cui ci sottomettiamo, volenti o nolenti, tutti i giorni.

A volte le persone popolari devono ridere di cose che non trovano molto divertenti, 
devono fare cose cui non tengono particolarmente, 
con gente di cui non apprezzano particolarmente la compagnia. 
Io no. 
Anni prima avevo deciso che se la scelta fosse stata tra fare così o volare in solitaria, 
allora avrei volato in solitaria

E se tutti noi iniziassimo a dire, senza filtri e senza falsa ipocrisia, quello che pensiamo? Saremmo dei folli? O il mondo sarebbe un posto migliore?







Recensione. "Origin" di Dan Brown, il dilemma con la D maiuscola.

Buongiorno lettori, in questo pigro sabato estivo. Ho letto molto negli ultimi due mesi ma ho scritto veramente poco. 

Ma ci sono così tante cose entusiasmanti da fare in estate! 

Non è una giustificazione, lo so bene, quindi oggi mi metterò d'impegno per recuperare tutti gli arretrati. Cominciamo.

Trama:
Robert Langdon, professore di simbologia e iconologia religiosa a Harvard, è stato invitato all'avveniristico museo Guggenheim di Bilbao per assistere a un evento unico: la rivelazione che cambierà per sempre la storia dell'umanità e rimetterà in discussione dogmi e principi dati ormai come acquisiti, aprendo la via a un futuro tanto imminente quanto inimmaginabile. Protagonista della serata è Edmond Kirsch, quarantenne miliardario e futurologo, famoso in tutto il mondo per le sbalorditive invenzioni high-tech, le audaci previsioni e l'ateismo corrosivo. Kirsch, che è stato uno dei primi studenti di Langdon e ha con lui un'amicizia ormai ventennale, sta per svelare una stupefacente scoperta che risponderà alle due fondamentali domande: da dove veniamo? E, soprattutto, dove andiamo? Mentre Langdon e centinaia di altri ospiti sono ipnotizzati dall'eclatante e spregiudicata presentazione del futurologo, all'improvviso la serata sfocia nel caos. La preziosa scoperta di Kirsch, prima ancora di essere rivelata, rischia di andare perduta per sempre. Scosso e incalzato da una minaccia incombente, Langdon è costretto a un disperato tentativo di fuga da Bilbao con Ambra Vidal, l'affascinante direttrice del museo che ha collaborato con Kirsch alla preparazione del provocatorio evento. In gioco non ci sono solo le loro vite, ma anche l'inestimabile patrimonio di conoscenza a cui il futurologo ha dedicato tutte le sue energie, ora sull'orlo di un oblio irreversibile. Percorrendo i corridoi più oscuri della storia e della religione, tra forze occulte, crimini mai sepolti e fanatismi incontrollabili, Langdon e Vidal devono sfuggire a un nemico letale il cui onnisciente potere pare emanare dal Palazzo reale di Spagna, e che non si fermerà davanti a nulla pur di ridurre al silenzio Edmond Kirsch. In una corsa mozzafiato contro il tempo, i due protagonisti decifrano gli indizi che li porteranno faccia a faccia con la scioccante scoperta di Kirsch... e con la sconvolgente verità che da sempre ci sfugge.


Dan Brown o lo si ama o lo si odia. Idem per il professore Robert Langdon. Negli anni, fin dalle prime pubblicazioni, qualcuno ha tacciato lo scrittore di essere troppo "commerciale", di fare proseliti attraverso stratagemmi narrativi che inculcano idee bizzarre nella testa di ingenui e fanatici complottisti. Da una parte bisogna ammettere che le teorie cospirazioniste intrigano fin troppo, anche quando sono ai limiti dell'assurdo. Ma d'altra parte, la bravura di Dan Brown a intrecciare tali teorie con fatti storicamente attendibili è innegabile, e questo romanzo lo conferma.

Tuttavia, in Origin, Dan Brown si allontana dagli stereotipi dei precedenti romanzi e, secondo la mia opinione, ha fatto una scelta più matura, più in linea con i tempi che corrono, e senza infarcire il romanzo di teorie che a qualcuno fanno storcere il naso. Anche perché qui siamo di fronte al dilemma con la D maiuscola. Le domande che scuotono l'umanità da tempo immemore e che da sempre dividono gli evoluzionisti e i creazionisti: Chi siamo? Da dove veniamo?

In questo romanzo la contrapposizione tra scienza e fede assume una portata di respiro internazionale: tutto il mondo col fiato sospeso a seguire la diretta streaming di Edmund Kirsch, il miliardario futurologo e inventore, che ha promesso di svelare la risposta alle fatidiche domande "Da dove veniamo? Dove andiamo?"


Ma l'evento sfocia nel caos, quando l'oratore viene ucciso prima di concludere la sua presentazione. E in gioco ci sono potenze nascoste che cambiano continuamente le carte in tavola, al punto che, fino alla fine, non si sa chi stia dalla parte dei buoni e chi dalla parte dei cattivi. Starà a Robert Langdon e alla bella Ambra Vidal, fidanzata nientepopodimeno che con il principe di Spagna, rivelare al mondo intero la scoperta di Kirsch prima che qualcuno gli chiuda la bocca per sempre.

A fare da sfondo a tutto ciò l'enigmatica bellezza della Spagna, dall'avveniristico museo Guggenheim di Bilbao alla Sagrada Familia di Barcellona. Dan Brown, come al solito, non lesina interessanti nozioni su arte, storia, architettura, scienza, religione e simbologia, sparse un po' dovunque a beneficio del lettore, ma con la sua consueta leggerezza e senza usare un tono saccente.

Come dicevo, a parte i simboli da decifrare, la corsa contro il tempo, la ricerca della verità che contraddistinguono i romanzi con Robert Langdon, ho trovato che il fulcro di questo romanzo sia molto più attuale e di portata più ampia, inducendo quindi il lettore a riflessioni molto più profonde.


Io poi, personalmente, che in casa mia mastico pane ed elettronica, sono rimasta molto affascinata dalle infinite possibilità dell'Intelligenza Artificiale sviluppate all'interno della trama. Robotica, domotica, la loro integrazione sempre più variegata nelle nostre vite, da una parte. E dall'altra un sistema collaudato da secoli, la religione, che allunga ovunque i suoi perfidi artigli tentando di ottundere le menti dei credenti. (Si vede che sono di parte??!?)

"In principio l'uomo creò Dio, a sua immagine e somiglianza"

Inoltre, come sempre mi è successo con i romanzi di Dan Brown, ho trovato molti spunti interessanti da approfondire, e valanghe di frasi da ricopiare sul mio quaderno. Ma a un certo punto le citazioni erano troppe e ho dovuto iniziare a fotocopiare pagine intere. :D

Ho addirittura in mente di creare una presentazione video basata su quella spiegata all'inizio del libro, sarebbe molto suggestiva.

Trovo solo buoni motivi per consigliarvi di leggere questo libro. Dall'ambientazione ai personaggi (Edmond Kirsh ricorda un po' Elon Musk ed è davvero un personaggio riuscitissimo, secondo me), dall'architettura intrigante di Barcellona ai misteri della vita di Gaudì, dall'eterno conflitto tra scienza e fede alle numerose applicazioni moderne della cibernetica. Senza dimenticare il finale che, senza voler spoilerare, apre un mondo di interpretazioni e invita a riflettere sul futuro dell'umanità.

Come andrà a finire nei prossimi decenni? Saremo inglobati dalle nostre stesse creazioni fatte di titanio, carbonio e circuiti elettronici? Troveremo un modo per mettere d'accordo scienza e fede? 

E tu, che ne pensi? Sia che tu abbia letto o meno il libro, mi piacerebbe sapere la tua opinione.






domenica 14 luglio 2019

Netflix. Giugno, l'America delude, vince la produzione europea.

Buonasera miei cari appassionati di serie tv. Anche oggi, come sempre in questo periodo dell'anno, mi ritrovo a rincorrere il tempo cercando di recuperare il lavoro arretrato e di fare comunque ciò che è umanamente impossibile. Vi parlo brevemente delle (poche) serie tv che sono riuscita a guardare nel mese di giugno. 

Girlboss - 1 stagione
Basata sull'autobiografia di Sophia Amoruso, creatrice dell'e-commerce di abiti vintage Nasty Gal, questa serie tv vede protagonista una cafonissima teenager che non tollera di lavorare come dipendente e crea il suo impero online, credendo che essere imprenditrice e capo di se stessi sia il lavoro migliore del mondo. Ah, quanto ti sbagli, cara ragazza. Ho iniziato a guardare questa serie per distrarre la mente con qualcosa di leggero e poco impegnativo. Cosa che in effetti è, e non mi sono meravigliata che Netflix non l'abbia rinnovata per una seconda stagione. 

Jessica Jones - 3 stagioni
Con la terza stagione di Jessica Jones si è conclusa la collaborazione tra Netflix e Marvel, e non me ne rammaricherò mai abbastanza. Al danno si aggiunge la beffa qui: troppe sottotrame intessute sui personaggi secondari, che portano poco valore al complesso della storia. Avrei preferito che la regia si fosse concentrata di più sul rapporto di odio-amore tra Jessica e Trish, che avesse approfondito il background del cattivo della stagione, e che avesse approfondito anche il modo in cui Jessica vive ora la sua posizione da eroina agli occhi degli americani. Ne è risultata, invece, una stagione con poca azione e troppa introspezione nei personaggi minori. Un peccato, davvero. 

Black spot - 2 stagioni, in sospeso
Francia, la cittadina di Villefranche, sperduta tra le foreste e le montagne, detiene il primato: ha il tasso di omicidi sei volte superiore alla media nazionale. E, infatti, in ogni episodio c'è un cadavere. Ma chi c'è davvero dietro? La superstizione incombe, le risposte si cercano nelle credenze popolari e negli antichi miti celtici, perfino tra gli illuminati membri della Gendarmeria. Un po' thriller, un po' noir, un po' mistery, questa serie tv non si presta al binge watching per via della lentezza dell'evolversi del filone principale. Eppure mi sono goduta tutti gli episodi, con questa natura incontaminata che la fa da padrone, e questi personaggi realistici e mai banalizzati, che devono fare i conti con qualcosa di infinitamente più grande e potente di loro.


FILM - IL GUARDIANO INVISIBILE

Sempre sulla scia della serie tv Black Spot, vi segnalo questo film thriller spagnolo, basato sull'omonimo romanzo di Dolores Redondo. 
Sulla riva di un fiume viene ritrovato il cadavere di una ragazza, nuda, con le braccia aperte, i capelli pettinati e un dolce locale sul pube. Amaia, addestrata all'FBI e chiamata a occuparsi del caso, ricollega immediatamente il caso ad altri omicidi avvenuti nella regione. Tornata nel suo paesino d'origine, deve però fare i conti anche con il legame tormentato che ha con la sorella e con i ricordi dolorosi di un'infanzia segnata dal fanatismo religioso della madre. A fare da contorno, la radicata superstizione locale secondo cui ci sarebbe una creatura leggendaria che vive nei boschi e che protegge la natura e i suoi abitanti. L'aspetto prettamente poliziesco del film è senza infamia e senza lode, ma ho apprezzato molto la tensione e l'atmosfera, soprattutto considerando il fatto che sono nata e cresciuta in una città dove credenze e superstizioni simili erano, e sono tuttora, parte integrante della vita di tutti i giorni, e a qualunque livello sociale. 


Netflix. Maggio con le migliori serie tv ispirate a romanzi, e altre novità.

Miei cari appassionati di serie tv, negli ultimi due mesi mi sono un po' persa tra mille altri progetti, e, come al solito, arrivo in super-ritardo a parlarvi delle serie tv che mi hanno fatto compagnia nel mese di maggio.
Si tratta per lo più di prime stagioni, alcune delle quali avranno sicuramente un seguito, mentre altre sono ancora nel limbo del "ma la seconda stagione c'è o non c'è?".
Devo dire che sono tutte, eccetto una, piuttosto promettenti, quindi attendo trepidamente il seguito.
Il mese di maggio mi ha riservato anche la piacevole compagnia di personaggi "mostruosi" eccezionalmente affascinanti, e sono ansiosamente in attesa di conoscere gli sviluppi delle loro storie. 

Lucifer - 4 stagioni, in corso
Scordatevi quel Signore delle Tenebre versione caprone, qui il Diavolo è HOT AS HELL.
Stanco del suo lavoro negli inferi, Lucifer Morningstar decide di prendersi una vacanza e di stabilirsi a Los Angeles (l'ironia si spreca qui). Peccato che nessuno lo prenda sul serio, a meno che lui non mostri il suo vero volto, e quindi la contrapposizione tra quel che dice di essere e la "umanità" che dimostra con le azioni, rendono il tutto piuttosto comico. Perché guardare Lucifer? Intanto, per il protagonista: sexy, sagace, pieno di humour ma con momenti drammatici di grande spicco. Poi per la storia biblica da un diverso punto di vista. E in ultimo, ma non ultimo, perché è una commistione perfetta tra crime story, family drama, satira e fantasy.

The Frankenstein Chronicles - 2 stagioni, in sospeso
Se, come me, avete amato le atmosfere cupe di Penny Dreadful, non potrete non apprezzare questa serie, liberamente ispirata al romanzo della Shelley. Nell'800 londinese, il macabro ritrovamento sulle sponde del Tamigi di un cadavere composto da parti del corpo di diversi bambini, mette in allerta l'ispettore John Marlott.
Le indagini lo porteranno a conoscere la scrittrice Mary Shelley e a svelare la raccapricciante verità ispirata al celebre romanzo. Una rivisitazione, questa, di temi ancora attuali, come l'impotenza dell'uomo di fronte alla morte, l'anelito all'immortalità e la contrapposizione tra l'intima spiritualità di una morte decorosa e l'inarrestabilità del progresso scientifico.

The Society - 1 stagione, in corso
Ispirato a "Il signore delle mosche" di Golding, in questa serie tv gli adolescenti di una cittadina americana, in seguito a un misterioso evento, si ritrovano da soli, senza adulti, a doversi autogovernare. Un'interessante riflessione sociologica su come la Generazione X reagirebbe di fronte a un disastro di simile portata. Inevitabile il crearsi di fazioni opposte, il socialismo da una parte e l'individualismo dei borghesi dall'altro, con in mezzo un vago spiritualismo. Inevitabili i giochi di potere, l'incertezza su come essere autosufficienti sul lungo periodo, con personaggi che maturano dall'oggi al domani e altri che restano subdoli approfittatori. Poco spazio è dato al motivo che ha scatenato la loro prigionia nella cittadina, completamente chiusa da un fitto bosco, ma vale la pena seguire le dinamiche sociali che si sviluppano all'interno dell'eterogeneo gruppo di liceali, almeno è un punto di vista diverso rispetto a Lost o Under the dome. 

The sinner - 1 stagione, in corso
La prima stagione autoconclusiva di questa serie tv è ispirata all'omonimo romanzo della scrittrice tedesca Petra Hammesfahr. Cora Tannetti, giovane moglie e madre, durante una gita al mare, colta da un raptus, accoltella davanti a tutti in pieno giorno un giovane estraneo. Ma il detective Ambrose, incaricato delle indagini, non è soddisfatto dalla diagnosi di follia improvvisa e inizia a scavare a fondo nel passato della donna. Assistiamo quindi, nel corso degli otto episodi, alla ricostruzione dell'infanzia e della gioventù di Cora, una gioventù segnata dall'estremismo religioso, dalla repressione, dalla vergogna e dal senso di colpa. Chi è veramente Cora? Cosa è successo in quel casolare che la sua mente si rifiuta di riportare a galla? Quale trauma represso può tagliare quella linea sottile tra la normalità e la follia? Il cast è fenomenale, in particolare spicca Jessica Biel, finalmente uscita dalla crisalide in cui l'aveva intrappolata il personaggio di Mary in Settimo Cielo; la struttura narrativa rompe gli schemi a cui ci hanno abituati i soliti thriller, e la lentezza dell'evolversi della storia attraverso i flashback dà spessore alla trama. Sono curiosa di scoprire cosa succederà nella seconda stagione, che in realtà prende le distanze dal romanzo per raccontare una storia del tutto nuova.

Dead to me - 1 stagione, in corso
Jen, a cui da poco è morto il marito investito da un pirata della strada, in bilico tra i figli adolescenti, la carriera professionale e una suocera con cui ha rapporti poco amichevoli, incontra Judy al gruppo di sostegno per affrontare il lutto. Tra le due si crea immediatamente quel legame che unisce le donne quando affrontano un periodo di crisi, fatto di telefonate notturne per tenersi compagnia e bottiglie di vino da condividere a bordo piscina. Purtroppo, però, Jen non sa che Judy nasconde parecchi segreti che hanno a che fare direttamente con lei e la sua famiglia. L'atmosfera creata in questa serie tv è una efficace via di mezzo tra il mistery, il comico e il drammatico. Un modo insolito di indagare le dinamiche dell'amicizia al femminile, fatta di debolezze, incomprensioni, rabbia, eccessi, empatia, sostegno. Il cliffhanger con cui si conclude la prima stagione lascia ben sperare anche sul proseguimento.

What/If- 1 stagione, in sospeso
Lisa e Sean sono una coppia di giovani sposi. Lui si barcamena tra due lavori: paramedico di giorno e barista in un hotel di notte. Lei ha avviato una startup nel settore biomedicale, ma se non troverà investitori, nel giro di due mesi dovrà chiudere bottega. Non potrebbe esserci momento migliore: nelle loro vite entra Anne Montgomery, ricca e affascinante, spietata leader di un impero capitalista, autrice del libro di auto-aiuto "A ogni costo". Anne propone alla giovane coppia una proposta indecente: finanzierà la startup di Lisa con una somma irrinunciabile, se in cambio potrà passare una notte con Sean. Ma la proposta indecente non è esattamente la stessa di Robert Redford a Demi Moore. Anne Montgomery ha un passato torbido e pieno di segreti, e un motivo insospettabile per interessarsi in maniera così morbosa alle sorti di Sean, di Lisa e della startup emergente. La stagione è autoconclusiva, con un finale coerente. Si vocifera che What If diventerà un antologia, con il cast riconfermato ma una nuova storia da raccontare e io sono curiosissima. Menzione d'onore a Renée Zellwegger, che ha abbandonato i panni della pasticciona Bridget Jones, e sta diventando un'affascinante donna di mezza età.

Alto mare - 1 stagione, in corso
Non so dirvi cosa mi aspettassi esattamente da questa serie tv quando l'ho iniziata dopo aver visto il trailer. Un trailer costruito ad arte e che sembrava molto promettente: anni 40, una nave salpa dalla Spagna diretta a Rio de Janeiro, sin da subito iniziano a succedersi degli strani omicidi, tutti sono sospettati, il colpevole non è uno solo, segreti di famiglia da dissotterrare e due sorelle ostinate a risolvere il mistero. Ricca del tipico melodramma da soap opera spagnola, questa serie tv è leggera e frivola, si lascia guardare ma senza pretese, un diversivo per non impegnare troppo la mente.