Buongiorno lettori, come vedete non sono scomparsa dalla circolazione, è solo che aprile si sta rivelando un mese molto intenso. In questo pigro sabato prefestivo vi parlo di un libro su cui avevo puntato probabilmente più di quanto non meritasse in realtà, ma tenendo conto che si tratta del romanzo d'esordio di Gillian Flynn diciamo che i difetti sono perdonabili.
Trama:
Due bambine sono state rapite e assassinate. Avevano nove e dieci anni; quando sono state ritrovate, la loro bocca era aperta, come in un estremo gesto di stupore, e l'assassino aveva strappato loro tutti i denti. Spetta alla giovane reporter Camille seguire il caso per conto del giornale per cui lavora. Da quando se n'è andata da casa, otto anni prima, non ha quasi più parlato con i suoi familiari: né con la madre, bella e inavvicinabile come una bambola di porcellana, né con la sorellastra che conosce a malapena, una tredicenne precoce dal fascino misterioso e fatale. Ora, tornata nella dimora vittoriana di famiglia, Camille è perseguitata dai ricordi d'infanzia e da una tragedia che neppure un ricovero in un ospedale psichiatrico le ha permesso di dimenticare. Indagando sugli omicidi insieme al capo della polizia locale e a un agente speciale dell'FBI, Camille inizia a identificarsi sempre di più con le giovani vittime. Perché ha la sensazione di aver già vissuto sulla propria pelle i loro orrori? Incalzata dai suoi demoni, dovrà risolvere il puzzle del suo passato, prima che il ritorno forzato a casa si trasformi in un viaggio a senso unico verso l'inferno.
Camille è fuggita da Wind Gap, il paesino dove è cresciuta, dalla sua atmosfera opprimente e dal rapporto insidioso con una madre che non le ha mai dimostrato affetto. Adesso fa la reporter per un piccolo quotidiano di Chicago, sognando lo scoop che le farà fare il salto di carriera, ha una vita sociale striminzita, nessuna relazione amorosa e tante cicatrici sul corpo, visto che soffre di un intenso disturbo di autolesionismo per cui si incide su ogni lembo di pelle le parole che le risuonano nella testa; ma ha cicatrici anche nell'anima, vittima di un'infanzia segnata dal lutto e dalla solitudine.
Il fatto è, vedete... sono una che si taglia. O, se preferite,
che si incide, si tagliuzza, si affetta, si pugnala.
Sono un caso molto, molto speciale. Perché ho uno scopo.
La mia pelle, dovete sapere, urla. E' coperta di parole,
come se un intagliatore alle prime armi avesse imparato il mestiere sulla mia carne.
Sono spesso parole femminili, oppure sono decisamente negative.
Io so solo che in determinati momenti per me è di vitale importanza
vedere quelle lettere impresse sulla carne.
Non soltanto vederle, ma anche sentirle.
Quando il suo capo decide di mandarla proprio lì, a Wind Gap, a investigare e scrivere reportage su due casi di omicidio che hanno per vittime delle bambine innocenti, Camille si arma della sua invalicabile corazza di cinismo e diffidenza per fare i conti con il passato e, soprattutto, con sua madre.
Senonché l'indagine la porta a scoprire i segreti inconfessabili della sua famiglia. Inizia a svelare, a poco a poco, il rapporto malato che sua madre ha intessuto negli anni con Amma, la figlia avuta dall'uomo che ha deciso di sposare dopo la scomparsa del padre naturale di Camille. Ma anche Amma, dal canto suo, giovane e disinibita, ha delle tendenze a dir poco sadiche e si approfitta delle debolezze altrui godendo nel far del male agli altri.
Seppure con tutte le sue debolezze psicologiche, Camille si rivela un personaggio talmente spontaneo e dalle emozioni così intense, che non ho potuto fare a meno di apprezzare il modo in cui viene caratterizzata dall'autrice. Riguardo alle altre due protagoniste, Adora la madre e Amma la sorellastra, devo ammettere che ci sono stati momenti in cui ho pensato che l'autrice avesse calcato un po' troppo la mano sulle loro brutture, ma a conti fatti il panorama generale delle atmosfere, delle riflessioni, dei dialoghi e delle azioni l'ho trovato abbastanza coerente.
Ma la cosa che in assoluto mi ha lasciato senza parole, è stato il colpo di genio finale. A pagina 124 credevo di aver capito senza ombra di dubbio chi fosse stato a commettere quei feroci assassinii su due povere bambine. Invece il colpo di scena delle ultime dieci pagine ribalta completamente la situazione e, devo dirlo, è stato geniale.
Nessun commento:
Posta un commento