domenica 17 febbraio 2019

Recensione. "L'amore bugiardo", di Gillian Flynn, il lato oscuro del matrimonio

Buonasera lettori, oggi vi parlo di un libro di cui ho scoperto l'esistenza solo dopo averne visto la trasposizione cinematografica, ed ero molto curiosa di scoprire come l'autrice avesse messo nero su bianco tutte le ipocrisie e i colpi di scena che tanto mi hanno fatto apprezzare il film. Ma procediamo con ordine.


Trama:
Amy e Nick si incontrano a una festa in una gelida sera di gennaio. Uno scambio di sguardi ed è subito amore. Lui la conquista con il sorriso sornione, l'accento ondulato del Missouri, il fisico statuario. Lei è la ragazza perfetta, bella, spigliata, battuta pronta, il tipo che non si preoccupa se bevi una birra di troppo con gli amici. Sono felici, innamorati, pieni di futuro. Qualche anno dopo però tutto è cambiato. Da Brooklyn a North Carthage, Missouri. Da giovani professionisti in carriera a coppia alla deriva. Amy e Nick hanno perso il lavoro e sono stati costretti a reinventarsi: lui proprietario del bar di quartiere accanto alla sorella Margo, lei casalinga in una città di provincia anonima e sperduta. Fino a che, la mattina del loro quinto anniversario, Amy scompare. È in quel momento, con le tracce di sangue e i segni di colluttazione a sfregiare la simmetria del salotto, che la vera storia del matrimonio di Amy e Nick ha inizio. Che fine ha fatto Amy? Quale segreto nasconde il diario che teneva con tanta cura? Chi è davvero Nick Dunne? Un marito devoto schiacciato dall'angoscia, o un cinico mentitore e violento, forse addirittura un assassino? Raccontato dalle voci alternate di Nick e Amy, "L'amore bugiardo" è una incursione nel lato oscuro del matrimonio. Un thriller costruito su una serie di rovesciamenti e colpi di scena che costringerà il lettore a chiedersi se davvero sia possibile conoscere la persona che gli dorme accanto.


Il romanzo è un alternarsi dei due punti di vista: lei, bellissima e algida, quasi eterea, ma snob e viziatissima, ostinata e meticolosa, determinata e capricciosa, tendente alla sociopatia; lui, affascinante e spiritoso, genuino e alla mano, ingenuo e smemorato.

Amy, figlia unica di una coppia di psicologi che ne hanno fatto un idolo, ispirandosi a lei per creare Mitica Amy, eroina di una serie di libri per ragazzi, durante una festa in casa di amici incontra Nick, cresciuto in un paesino del Missouri dove il turismo gira attorno alla figura di Mark Twain e arrivato a New York col sogno di vivere scrivendo. E' subito amore e per i primi anni, stando al diario di Amy, va tutto a gonfie vele. Certo, l'amore è anche compromesso, il matrimonio ha i suoi alti e bassi, ma dopo appena quattro anni qualcosa nella loro relazione inizia a collassare. Una serie sfortunata di eventi - la perdita del lavoro di entrambi, un prestito ai genitori di Amy, il cancro della madre di Nick - induce la bella coppia ad abbandonare la Grande Mela per andare a rintanarsi in una casa sul Mississippi, in un angolino del Missouri, un paesino di gente semplice e ignorante, dove Nick apre un bar con la sorella Margo (con i soldi avuti in prestito da Amy), mentre sua moglie fa la casalinga e si dedica a opere di pubblica utilità.
Niente di più diverso da quello che Amy, cresciuta nella bambagia, sognava per la propria vita: non si rassegna alla farsa in cui si è trasformato il loro matrimonio, e inizia a mettere a punto un piano di vendetta.

Avevo cambiato nome per quel pezzo di merda: da Amy Elliott ad Amy Dunne,
come se niente fosse. No, non poteva vincere lui.
Perciò mi sono messa a pensare a una storia che lo avrebbe rovinato per sempre.
Una storia che mi riabilitasse alla perfezione,
in cui per tutti sarei stata l'adorata eroina senza macchia.
Perché chi non ama la Ragazza Morta?





Come dicevo, i due punti di vista si alternano nel corso del libro: il punto in comune è che entrambi non fanno che recriminare, accusando l'altro degli insuccessi del loro matrimonio, delle incomprensioni, delle carenze, dei tradimenti e delle bugie. 
La versione di Amy ripercorre, attraverso un diario, la loro storia fin dal primo incontro: lo splendore degli inizi che cede il passo alla monotonia, alla rabbia repressa, al divario che si viene a creare e che li allontana fino al punto di non ritorno.
La versione di Nick ha inizio nel giorno del loro quinto anniversario: Amy, dopo aver sparso in giro gli indizi della caccia al tesoro che ogni anno organizza per fargli trovare il regalo, è scomparsa. 
E mentre i genitori di Amy mettono in piedi una specie di show al grido di "Ritroviamo Mitica Amy" e la polizia avvia le indagini, Nick è poco collaborativo, nasconde segreti, si rende nemico dell'opinione pubblica e principale sospettato.

Ma, ed è un grosso ma, niente è ciò che sembra, e quella che è iniziata come una normale indagine di persona scomparsa, si trasforma in un vortice di inganni e subdole macchinazioni, un'analisi spietata di quello che si nasconde sotto la superficie di un matrimonio con la facciata immacolata, una versione moderna e agghiacciante de La guerra dei Roses


Quello che ho provato all'inizio del libro è stata antipatia pura nei confronti di Amy, per le note spudoratamente infantili del suo diario, stile adolescente con pretese da scrittrice che abbia appena ingoiato un vocabolario: una perfetta messinscena, devo ammetterlo. Verso Nick provavo solo un profondo dispiacere per le sue carenze emotive, mi faceva sinceramente pena questo ragazzotto provinciale, cresciuto all'ombra di un padre rigido, cui faceva da contrappunto una madre accondiscendente che lo ha fin troppo coccolato, e con una sorella gemella che mostra di avere più attributi di lui. 
Poi per tre quarti del libro non ho fatto che ripetermi "Ma guarda te che razza di str***a!", come si fa a lasciare agire indisturbata una megalomane come Amy, con tutte le sue manie di protagonismo? Una che non fa che punire e far del male al prossimo se le cose non vanno esattamente come vuole lei? Se le debolezze di Nick sono, in fondo in fondo, perdonabili, il personaggio di Amy non è affatto facile da digerire. Si può stimarne la dedizione totale ai suoi progetti, quali che siano, la sua determinazione e la caparbietà, ma è un soggetto sociopatico a tutti gli effetti. 
Tuttavia, per fortuna è un essere umano anche lei, e proprio nel momento in cui lei mostra finalmente un cedimento, e sebbene con le sue maniere un po' "pesanti" modifica il suo piano di vendetta mettendolo in termini meno drastici, Nick diventa, almeno nei pensieri se non nelle azioni, il carnefice del loro matrimonio. 
Dei colpi di scena, del finale, dei ribaltamenti di ruolo, se ne è parlato in tutti i luoghi e in tutti i laghi, non starò qui a spoilerarvi oltre. Però devo dire che, oltre all'analisi esterna di una relazione così complessa che emerge dal libro, ho apprezzato la crescita emotiva dei personaggi, che partono sul piede di guerra ma nel corso del tempo fanno un po' di sana autocritica e raggiungono un compromesso con se stessi e con l'altro

Amy mi aveva fatto credere di essere eccezionale, di poter giocare al suo stesso livello.
Questa era stata la nostra forza e la nostra rovina. 
Perché non potevo sostenere quelle aspettative di grandezza. 
Avevo cominciato a desiderare la facilità e la mediocrità.
Avevo finto di essere un certo tipo di uomo per poi rivelarmi tutt'altro.
Ancora peggio, mi ero convinto che la nostra tragedia fosse soltanto opera sua.
Avevo passato gli ultimi anni a diventare ciò che in cuor mio
l'accusavo di essere, un grumo di odio e vittimismo.

Come si è soliti dire, la verità sta nel mezzo, e anche se Amy resterà una pericolosa manipolatrice e Nick un suo degno avversario, il compromesso salva le apparenze.
Badate bene, non sembra che potrà mai diventare un matrimonio felice e senza ombre, ma un solido terreno di guerra coniugale che li terrà uniti finché morte non li separi. 


Era vero, avevo avuto anche io quella sensazione nell'ultimo mese,
quando non ero troppo occupato a immaginare di ucciderla con le mie mani.
Mi capitava di avvertire una punta di ammirazione, anzi,
quasi di affetto per mia moglie, nel profondo,
proprio dentro le viscere.
Sapeva esattamente cosa volevo sentirmi dire, 
come corteggiarmi e abbindolarmi,
aveva previsto perfino le mie mosse false. 
Per lungo tempo avevo pensato che fossimo due estranei
e invece scoprivo che ci conoscevamo intuitivamente, nella carne e nelle ossa.
Era romantico, in un certo senso. 
Romantico in un modo devastante.


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