domenica 25 agosto 2019

Recensione. "I traditori" di Giancarlo De Cataldo.

Ben ritrovati lettori. Sono un po' di fretta perché sto scrivendo la mia recensione per la Challenge appena appena in tempo per il fischio di fine gioco. La premessa è che non avevo mai letto niente prima d'ora di De Cataldo, e questo libro languiva nella mia libreria da moooolti anni in attesa del suo turno. Diverse volte lo avevo preso e ne avevo sfogliato le prime pagine, ma mi ritrovavo ogni volta con il desiderio di leggere qualcosa di diverso.

Invece ieri pomeriggio, la brigata di simpaticone che sta dietro alla Challenge ha deciso di sfidarmi a leggere un libro di almeno 500 in pagine in meno di 24 ore. Ardua fatica! E mi ritrovavo a casa con una scelta limitatissima di cartacei tra le 500 e le 600 pagine non ancora letti, e una scelta pari a zero su Amazon Prime Reading. Quindi, lettura obbligata questa, ma è stata deliziosamente piacevole. 

                                   Trama:
Da Palermo a Londra, da Roma a Torino, da Venezia alla Transilvania, nelle carceri inglesi e nei boschi della Calabria, tra pittori preraffaelliti e camorristi promossi poliziotti, tra mercanti di carne umana e lord irrequieti, giovani uomini e donne sognano, combattono e amano. E tradiscono. Ognuno va incontro al suo destino. A qualcuno tocca in sorte una nuova vita. Alcuni diventano faccendieri e delinquenti. Alcune donne guardano più avanti, più lontano. Gli ideali più puri si fanno gretta convenienza. Le organizzazioni criminali si innervano nella nazione che nasce. I mafiosi intraprendono. I tagliagole tagliano gole. E Mazzini tesse la sua tela di sangue e utopia. Eppure, tra battaglie e cospirazioni, tra vite leggere e amori complicati, si compone potente e netto il disegno di una stagione e di un ideale che è sempre possibile. E che di nuovo ci attrae, con l'innocenza di una forza giovane che non possiamo dissipare. L'epica eroica, torbida, idealista e ribalda dell'Italia che nasce: dal lato oscuro del Risorgimento, un racconto sul nostro presente.

Il romanzo narra delle avventure di contorno dei personaggi che, a favore o contro, contribuirono a costruire l'immagine di Giuseppe Mazzini e a tramandare un resoconto edulcorato della rivoluzione per costituire l'Italia unita.


Eccetto per i nomi storicamente verificati (ammetto che ho tenuto sempre aperta la pagina di wikipedia durante la lettura e vi ho ricorso spesso per verificare la fondatezza storica), c'è tutto un susseguirsi di personaggi piuttosto pittoreschi, che tra il 1848 e il 1867 vivono la loro vita e le loro avventure in funzione di un ben definito concetto di rivoluzione.

Credono fermamente che Rivoluzione non significhi soltanto cacciare lo straniero, 
ma liberare l'individuo, qualunque sia il suo sesso, 
da ogni forma di oppressione.

Il barone veneziano Lorenzo di Vallelaura, il sardo Terra di Nessuno, la meticcia nobile Lady Violet, il sarto romano Mario Tozzi, il baronetto siciliano Michele Liberato, la Striga, lo spietato Lord Chatam, ognuno con un personale obiettivo, intrecciano i loro destini, forse casualmente, forse è il fato a metterci uno zampino, con Giuseppe Mazzini, ora a Londra, ora a Roma, ora a Milano, tutti infatuati dell'idea di libertà che scaturisce dai discorsi dell'eroe della giovane Italia.

C'è in questo libro una moltitudine di personaggi, ognuno introdotto e caratterizzato individualmente con poche parole semplici e concise, che danno un'idea chiara immediatamente di cosa bisognerà aspettarsi da ognuno di loro nel corso del libro. Le spie fanno il doppiogioco, e cadono a volte nei loro stessi tranelli. Ci sono personaggi che incarnano il male assoluto e non smentiscono mai la loro natura. C'è la peggiore feccia umana, prostitute, traditori della patria, ruffiani, commercianti di carne umana, mafiosi e picciotti senza scrupolo, generali austriaci pederasti, strozzini ebrei, e tutto ciò che di bello e di brutto si può dire di certi personaggi storici, da Mazzini a Garibaldi, da Cavour a D'Azeglio, da Carlo Alberto di Savoia a Napoleone III. 


E poi studiosi, matematici, filosofi, prostitute che si improvvisano infermiere, donne nobili che costruiscono scuole per i poveri, una sordomuta sfuggita all'accusa di stregoneria che legge il destino delle persone nei numeri. Un'umanità varia e sgargiante, dove nessuno è buono o cattivo in senso finito, e dove la linea sottile tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato viene continuamente spostata.

Comprese che aveva ancora molto da imparare:
dalla Striga, da Mazzini, dallo stesso Lorenzo, dal mondo insomma.
E capì che ciò che lo attendeva, nel futuro,
era un'interminabile teoria di ombre
qua e là accese da sporadiche isole di luminosità.
Se avesse saputo dominarle, quelle ombre, 
o se avesse almeno imparato a conviverci,
sarebbe diventato un uomo migliore.


Il romanzo è narrato in alcuni capitoli al tempo passato e in altri al tempo presente, una cosa che non mi capitava da diverso tempo, e l'ho trovato uno stratagemma azzeccatissimo, perché sembra di star guardando un tableau vivant come quelli citati spesso nel libro. 

Devo dire che, anche se avevo delle remore, lo stile di scrittura di De Cataldo è piacevole e scorrevole. Molti termini li ho dovuti cercare sul vocabolario, lo ammetto, però il suo modo di narrare è sobrio, fluido, concreto. Intriso di satira, anche, a mio avviso, con spunti interessanti per riflettere sulla condizione attuale del governo in Italia. 


Tra matrimoni e convivenze fuori dalla grazia di Dio che si celebrano e poi si ritrattano, tra società che si compongono e poi si sciolgono, tra uomini di chiesa e uomini senza dio, bambini che nascono illegittimi e uomini che muoiono lontano da casa, città che vengono conquistate e regalate, ognuno reinventa il proprio destino.

Molto interessante è l'epilogo di questo libro, che mi ha fatto venire il desiderio di approfondire diverse questioni. Alla fine del libro c'è una sorta di epistolario in cui alcuni dei personaggi principali delle vicende raccontano il proprio epilogo. Paolo Vittorelli de la Morgiére racconta la presa di Roma del 1870; Lady Violet Cosgrave racconta degli ultimi giorni a Londra di un Giuseppe Mazzini invecchiato ma ancora lucido; Salvo Matranga che dopo aver seminato in Sicilia quella che diventerà la "Maffia" si prepara a emigrare in America; Lorenzo di Vallelaura racconta infine, in maniera certo un po' romanzata, le ultime ore di vita di Mazzini dopo anni di latitanza, e confessa sul letto di morte dell'eroe il proprio tradimento alla causa patriottica. 

E' il gioco delle ombre ad accendere la mia immaginazione, 
o davvero Mazzini sorride?
E' la coscienza della mia colpa a scatenare questa fantasia,
o le sue labbra si muovono e si sforzano di articolare una risposta?
Lo so, l'ho sempre saputo, era ciò che andava fatto, continuate la mia opera.
Sono i suoi occhi che, improvvisamente spalancati,
scrutano nei miei e sembrano volermi trasmettere
l'energia che abbandona il suo corpo?


Un romanzo molto intenso e coinvolgente, dove, più che altro, la componente storica è un appiglio per sviscerare le passioni e gli istinti, bassi o nobili che siano, che smuovono le azioni degli uomini. Libro consigliatissimo, sotto tutti i punti di vista. 

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