sabato 10 agosto 2019

Recensione. "Cacciatore e preda" di Bernard Cornwell. C'è del marcio in Danimarca

Buonasera lettori. Avete presente quando in ufficio arriva una nuova collega e vi dà subito sui nervi? Arriva tutta carina e infiocchettata, tutta sorrisi e moine, e voi dovete ingoiare il sarcasmo e tollerare la sua presenza? D'altronde i colleghi non te li scegli, ti vengono imposti. E poi, dopo un paio di giorni, la tizia si rivela simpatica? E si innesca un sentimento di odio/amore/odio causato dall'amore? Beh, succede pure coi libri, a quanto pare.

E' vero che un libro dovrebbe essere sempre un piacere e non un'imposizione. Ma le Reading Challenge, servono anche a questo no? A leggere libri "imposti" che altrimenti avremmo snobbato. Ecco, io mi sono ritrovata con questo libro imposto per via del colore della copertina, che ho odiato nel momento stesso in cui l'ho tirato giù dallo scaffale della biblioteca, e che poi, sorpresa sorpresa, ha iniziato a piacermi. 

Trama:
1807: Sharpe, promosso tenente delle giubbe verdi, non riesce a «legare» con i nuovi colleghi ufficiali. Decide quindi di disertare, ma, rimasto senza un soldo, deruba e uccide l’odiato direttore dell’orfanotrofio in cui è cresciuto. Sta per fuggire da Londra quando riceve l’incarico di scortare un certo maggiore Lavisser, che deve raggiungere Copenaghen con una cospicua somma per corrompere il principe ereditario di Danimarca al fine di trasferire in Inghilterra la flotta da guerra danese, su cui ha messo gli occhi la Francia, rimasta senza navi dopo la battaglia di Trafalgar. Gli inglesi, pur di impedire che quella flotta finisca ai francesi, sono pronti, se fallisse la missione di Lavisser, a usare la forza, bombardando Copenaghen. Quando i due sbarcano sulle coste danesi, Sharpe scopre che Lavisser lo vuole morto. Riesce a salvare la pelle, ma è solo. Raggiunta la capitale, chiede aiuto a un mercante, Skovgaard, in realtà a capo di una rete di spionaggio che lavora per gli inglesi. Questi non soltanto non crede a Sharpe, che accusa Lavisser di furto e assassinio, ma lo scambia per un sicario incaricato di uccidere il principe ereditario, e lo rinchiude per consegnarlo allo stesso maggiore. Sharpe, ancora una volta, riesce a fuggire appena in tempo, perché Lavisser arriva prima del previsto con una banda di sicari. Ma, più che Sharpe, è Skovgaard l’uomo che Lavisser intende catturare. Il maggiore, infatti, lavora segretamente per i francesi e, avendo capito che il mercante regge le fila dello spionaggio inglese, intende cavargli di bocca i nomi dei suoi informatori. Letteralmente, perché allo scopo gli strappa due denti. Sharpe lo salva, uccidendo i suoi aguzzini, ma non Lavisser. Intanto la flotta e l’esercito britannici hanno stretto d’assedio Copenaghen. Lavisser è in agguato, ma anche Sharpe...


Il primo motivo per cui ho detestato questo libro è la sinossi. Se mi spiattelli tutto nella quarta di copertina, io so già chi sono i buoni, chi sono i cattivi, dove vanno tutti, e mi spoileri gran parte dell'ambientazione storica, perché dovrei leggere quasi 400 pagine? Mistero.


Il secondo difetto di questo libro sono i capitoli: decisamente troppo lunghi, e divisi in pochi paragrafi. Quindi mi sono ritrovata spesso a dover mettere il segnalibro nel bel mezzo del capitolo, nel bel mezzo dell'azione o del discorso, incuriosita e indispettita nello stesso momento. 

Il terzo difetto, anche se trascurabile, è che ho trovato un po' forzato l'elemento rosa, ovvero l'amore che sboccia tra il protagonista, il tenente Richard Sharpe, e la bella figlia del mercante Skovgaard, Astrid. 

Per il resto questo libro si fa apprezzare sotto tutti gli aspetti. Sulla trama non c'è molto da aggiungere, eccetto il finale, visto che la sinossi è fin troppo dettagliata. Richard Sharpe è un personaggio davvero ben congegnato, con i suoi pregi e i suoi difetti. E' un onorevole e coraggioso soldato, ma ha il debole per i soldi facili. Tiene molto a cuore il suo paese, ma sarebbe pronto a voltare la faccia se l'Inghilterra dimostrasse, come dire, un eccessivo zelo nel portare via la flotta danese bombardando Copenaghen e ferendo i civili, donne e bambini. 

Altro punto a favore del libro è che, sebbene si tratti di un punto intermedio all'interno della saga storica che vede protagonista il tenente Sharpe, non ho risentito della mancata lettura delle avventure precedenti. Lo scrittore cala direttamente nel vivo dell'azione, accennando al passato di Sharpe descritto nei libri precedenti, ma senza appesantire la narrazione. 

La scrittura è scorrevole e piacevole, con l'unica pecca, come dicevo, di capitoli interminabili. I personaggi che fanno da contorno sono ben delineati, le loro storie e i loro background si intersecano bene e creano l'ambientazione perfetta. Non manca anche un certo humour. Vengono tratteggiati anche personaggi storici di spicco, come sir Arthur Wellesley, e il ruolo decisivo che hanno avuto nella guerra contro la Francia. 


Per quanto riguarda il contesto storico, che è la cosa che maggiormente mi attirava, ho trovato la ricostruzione molto interessante. Nemmeno sapevo del ruolo della Danimarca all'interno della guerra tra Francia e Inghilterra durante le conquiste napoleoniche. Interessante anche il riferimento all'Amleto e al castello in cui è ambientata la celebre tragedia di Shakespeare. 

L'ambientazione è molto evocativa, dalle descrizioni dell'insenatura danese che conduce al porto di Copenaghen (confesso che sono andata a guardarmi la cartina geografica del Baltico) alla brutalità della guerra corpo a corpo, dalle tattiche della marina inglese al paesaggio infernale di una città sotto assedio. Non c'è forzatura nelle descrizioni, anche quelle più truculente, e questo livello di azione mi ha emozionato non poco.

Insomma, nonostante la mia ingiustificata antipatia iniziale, ho dovuto ricredermi. E' un romanzo d'ambientazione storica ben scritto, con personaggi che si fanno apprezzare, denso di azione e di strategie belliche, forza bruta e cinismo, con qualche dolce tocco di generosità qua e là. Con questo non intendo dire che correrò a recuperare tutti gli altri romanzi della saga, ma almeno ho fatto pace con i miei pregiudizi sui libri dalla copertina verde. 




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