lunedì 11 marzo 2019

Recensione. "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte", di Mark Haddon. Guardare da un'altra prospettiva

Buonasera lettori! Come è iniziata la vostra settimana? Io sono reduce da un fine settimana di full immersion nella natura e questo lunedì mi ha portato belle notizie, e quindi sono tutta un'effervescenza. Ma devo parlarvi di ben due libri divorati nel weekend, perciò poche chiacchiere e passiamo al nocciolo della faccenda. 


Trama:
Christopher Boone ha quindici anni e soffre della sindrome di Asperger, una forma di autismo. Il suo rapporto con il mondo è problematico: odia essere toccato, detesta il giallo e il marrone, si arrabbia se i mobili di casa vengono spostati, non riesce a interpretare l’espressione del viso delle persone, non sorride mai… In compenso, adora la matematica, l’astronomia e i romanzi gialli, ed è intenzionato a scriverne uno. Sí, perché da quando ha scoperto il cadavere di Wellington, il cane della vicina, non riesce a darsi pace. E gettandosi nel «caso» con la stessa passione del suo eroe Sherlock Holmes, finisce per portare alla luce un mistero piú profondo, che gli cambierà la vita e lo costringerà ad addentrarsi nel mondo caotico e rumoroso degli altri. 


Questo romanzo è in circolazione ormai da parecchio e onestamente non so dirvi per quale motivo io l'abbia snobbato così a lungo. Poi mi ritrovo con l'obiettivo della Challenge che mi obbliga a leggere un libro con titolo che inizia per S (articoli e preposizioni escluse) e durante una scappatina in biblioteca in orario quasi di chiusura per scegliere qualche libro da leggere nel mio wild weekend opto per una cosa qualunque con la S davanti. 

Christopher è un ragazzo di quindici anni che, a causa della sindrome di Asperger, ha un rapporto problematico con la maggior parte di ciò che lo circonda, a cominciare da suo padre. Le sue giornate sono scandite da eventi precisi che si susseguono sempre uguali perché i cambiamenti lo disorientano: la scuola per ragazzi del "Gruppo H", i libri sulla matematica, i documentari sulla natura e l'astronomia, e i videogiochi. Nonostante l'autismo, tuttavia, Christopher ha una spiccatissima propensione per la matematica e la logica, idee molto chiare sulle norme del vivere civile, ed è dotato di intelligenza e memoria disarmanti. Tutto ad un tratto la sua rassicurante routine viene spezzata da un avvenimento insolito: il grosso peloso cane della vicina di casa è stato ucciso, trafitto da un forcone da giardinaggio. 

E' qui che ha inizio l'avventura di Christopher che, forte dell'approfondita conoscenza dei metodi investigativi di Sherlock Holmes, si improvvisa detective per risalire all'assassino del cane ucciso a mezzanotte. Quello che Christopher non può nemmeno immaginare, però, è che suo padre, che gli vieta costantemente di giocare a fare il poliziotto e ficcare il naso negli affari degli altri, gli ha mentito per anni riguardo alla madre morta e la verità, quando verrà a galla, lo scombussolerà terribilmente, lo costringerà a muovere i primi passi da solo nel mondo esterno e ad abbattere coraggiosamente tutti i propri limiti. 





Fin dalla prima pagina l'autore, scrivendo in prima persona dal punto di vista di Christopher, catapulta il lettore direttamente nella mente analitica ma emotivamente alienata del protagonista: seguire i processi mentali di Christopher, che non capisce le barzellette, non .riesce a interpretare le espressioni facciali degli altri e non afferra il senso delle metafore più comuni, ma che è capace di sillogismi coerenti e coglie sfumature che sfuggono ai più, in certi punti mi ha leggermente destabilizzato. 
Tuttavia mi sono riconosciuta in lui per via di certe abitudini maniacali (fare liste e programmi orari, creare grafici, memorizzare e catalogare i dettagli) e per certi passatempi solitari un po' devianti (contare i numeri elevati alla potenza, costruire puzzle immaginari, inventare equazioni complicate da risolvere a mente). E pensare che a scuola odiavo la matematica.


Seguire Christopher che affronta un viaggio in treno e metropolitana fino a Londra in cerca di sua madre, lui che da solo non è mai andato oltre il negozio all'angolo, è stato un po' come andare dietro a un bambino, che ha tutti i limiti e le paure insite nella giovanissima età, e restare col fiato sospeso, certi che gli capiterà qualcosa di brutto, e poi tirare un sospiro di sollievo quando la sua mente iperattiva e ultra analitica, una mente da adulto, gli permette di tirarsi fuori dai pericoli. Il suo è un viaggio oltre che fisico, metaforico, anche se lui non apprezzerebbe il termine, perché alla sua destinazione ho trovato un ragazzino molto più consapevole e maturo, con meno patemi e più disinvoltura nei confronti della vita e delle sue possibilità.


Anche i personaggi di contorno li ho trovati più che realistici: non deve essere facile occuparsi un bambino con queste tare comportamentali, e Haddon ricrea con maestria i contrasti, la stanchezza, l'irritazione, la frustrazione, la sensazione di non poter sopportare oltre, dei genitori di Christopher. Devo dire che anche io in certi punti, che pure leggevo e basta, mi sono sentita fremere di irritazione nei confronti di certi atteggiamenti del protagonista. Immagino quindi quanto possa essere complicato per un genitore o un insegnante gestire una persona così, e devo dare atto all'autore di aver saputo entrare nella mente di un autistico e di avermi dato l'occasione di guardare le cose da un punto di vista "altro", insolito, un po' ingenuo e un po' spavaldo. 

E' una storia delicatissima, che suscita tenerezza e fa riflettere sulla profonda questione della "diversità", con uno stile asciutto, pulito, senza sbavature, logico e razionale come i ragionamenti di Christopher. 



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