martedì 12 marzo 2019

Recensione. "Muori ancora", di Tess Gerritsen. Delitti bestiali.

Buonasera lettori, post lampo per segnalarvi un bel thriller che ho letto nel weekend appena trascorso. Premetto che io non sono una da thriller seriali (vedi Kay Scarpetta, Alex Cross, Harry Bosch, eccetera), ma avevo letto casualmente anni fa un romanzo della Gerritsen con protagoniste Jane Rizzoli e Maura Isles e ne conservo un bel ricordo. Metteteci che venerdì ero in biblioteca di corsa, aggiungete l'ambientazione esotica del romanzo, la meta selvaggia del mio weekend, e il libro è servito. 



Trama:

L’anatomopatologa Maura Isles, l’algida «Regina dei morti», come l’hanno soprannominata alla Omicidi, conosce fin troppo bene il male e i suoi oscuri confini. Non solo perché lo incontra ogni giorno sul suo tavolo settorio, ma anche perché il male è dentro di lei, nel suo passato, in quella zona d’ombra che ogni giorno sembra estendersi sempre di più… La detective Jane Rizzoli il male ha scelto di combatterlo, senza tentennamenti, ogni giorno, per amore della sua numerosa e confusionaria famiglia d’origine, della sua splendida bambina, di suo marito, agente dell’FBI; per amore della vita e della giustizia. Non potrebbero esistere due donne più diverse eppure, inspiegabilmente, tra Maura e Jane, indagine dopo indagine, è nata un’amicizia che le ha portate ad affrontare e risolvere insieme casi complessi. E ancora una volta Boston ha bisogno del loro coraggio e del loro talento investigativo, perché una mano assassina ha colpito con violenza: la prima vittima è un cacciatore che amava imbalsamare le sue vittime e a cui è stato riservato il medesimo, macabro trattamento di un trofeo di caccia. Un delitto orribile e, secondo Jane, collegabile ad altre morti avvenute in città nello stesso periodo e in passato. Un delitto bestiale, nel vero senso della parola. Per venire a capo del mistero Jane e Maura dovranno ricostruire un evento del passato, un fatto lontano nel tempo e nello spazio ma le cui ramificazioni si estendono al presente con conseguenze orribili... perché i tentacoli del male raggiungono i punti più nascosti dell’anima.





Non voglio dilungarmi troppo sull'analisi dettagliata dell'ambientazione, dei personaggi e della storia, visto che di thriller come questo se ne vendono a valanghe. 
Mi limito a dirvi quelle poche cose che rendono questo romanzo piacevole. 
Tanto per cominciare le protagoniste sono proprio due tipe tostissime, le ho trovate simpatiche e realistiche da subito; inoltre l'autrice riesce a colmare benissimo le lacune della storia dell'amicizia tra le due donne, in modo da non dare al lettore la sensazione di essersi perso qualche pezzo lungo la strada, nel caso non aveste letto tutti i libri della serie. 
La raccolta di indizi a mano a mano che la narrazione procede e la caccia al cattivo hanno il giusto ritmo e la giusta suspence, tutto è ben dosato, i colpi di scena arrivano al momento giusto, il finale è degno del racconto e coerente. 

C'è un alternarsi di due storie su piani spazio-temporali diversi che fino a un terzo del libro trae il lettore in inganno: il presente (gli assassini, le ricerche, l'investigazione) è narrato in terza persona al passato remoto, mentre il precedente della storia (quello che chiarirà solo dopo il contesto generale) viene narrato al tempo presente in prima persona. Personalmente ho trovato questo stratagemma di grande effetto.


La nota positiva di spicco, comunque, per me è l'ambientazione esotica della narrazione in prima persona, ovvero il safari nella natura incontaminata nel Botswana che si trasforma in una carneficina a sfondo rituale, in cui solo una sciocca donna londinese sopravviverà.
Non vi svelo altro, il libro è scorrevole, piacevole, con le descrizioni e i discorsi ben alternati, insomma un thriller ben costruito, senza pretese, un piacevole passatempo come dicevo.


Vi lascio con un estratto, poi vi saluto perché si è fatto veramente tardi.

Quando sorge il sole sono sola in mezzo alla savana. Il cielo passa dal rosa
a un color giallo oro e io, in preda a una sete terribile, 
mi inginocchio sulla riva e mi abbevero come un animale.
Soltanto ieri avrei insistito per purificare l'acqua con lo iodio o farla bollire,
prima di berla. Avrei temuto i microbi, i parassiti e i batteri
che sicuramente sto ingurgitando in dosi letali con ogni sorso.
A questo punto, invece, non me ne frega niente, perché tanto morirò comunque.
Bevo avidamente dalle mani, bagnandomi la faccia e sbrodolandomi.
Prendo il coltellino nello zaino, taglio alcuni steli e li addento.
L'esterno non è durissimo, l'interno sa di amido.
Rumino come un animale, come l'ippopotamo a poca distanza da me.
Vado avanti così per un tempo lunghissimo e a ogni boccone 
faccio mia la savana, la sento diventare parte di me.
Millie Jacobson è giunta al termine del suo viaggio.
In ginocchio in riva al fiume, abbandono la sua anima, 
la donna che ero, e mi trasformo in un'altra persona.






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