mercoledì 27 marzo 2019

Recensione. "Il caso di Charles Dexter Ward", di H. P. Lovecraft. Indimenticabile terrore puro

Buonasera lettori e ben ritrovati. Stasera vi parlo di una piacevolissima scoperta, "Il caso di Charles Dexter Ward" di H.P. Lovecraft. Tempo fa avevo preso in considerazione di leggere qualche opera di questo scrittore, stimolata dal fatto che molti giochi da tavolo intriganti sono ispirati proprio alle storie scaturite dalla sua penna. Quando ho deciso di leggerlo per la Challenge a cui sto partecipando, ero in realtà un po' timorosa di dover affrontare una lettura lenta, con un linguaggio arcaico e magari pesante. Invece l'esperienza con questo romanzo si è rivelata splendida, tant'è che l'ho divorato in poco più di mezza giornata e devo proprio condividere con voi le mie impressioni.

Trama:
Charles Dexter Ward, giovane appassionato d'antichità, scompare misteriosamente dalla sua camera nel manicomio dove è ricoverato. Il racconto ripercorre la difficile ricerca compiuta da Marinus Willett, il medico di famiglia, per risalire alle radici della follia del ragazzo. Charles ha dedicato gli ultimi dieci anni a ricerche antiquarie e scientifiche legate all'esistenza di un suo antenato, Joseph Curwen, il cui ritratto gli somiglia come una goccia d'acqua. Mentre ricostruisce la biografia di Curwen, mercante dedito alla negromanzia, agli esperimenti alchemici e ad orrendi omicidi rituali, il giovane Ward sprofonda sempre più nelle scienze occulte, chiudendosi nel suo laboratorio per dedicarsi a studi misteriosi e inquietanti. Solo dopo indagini che metteranno a dura prova il suo equilibrio mentale, il dottor Willett riuscirà a ricomporre l'incredibile vicenda, trovandosi a fronteggiare, suo malgrado, gli orrori evocati da Ward nel suo nefasto laboratorio.


La narrazione, in terza persona, come di uno studioso che redige un trattato, si sviluppa lentamente attorno alla crescita, evoluzione e trasformazione del giovane Charles fino al momento in cui egli tocca la "follia", in un crescendo di descrizioni e atmosfere cupe e torbide, fino al finale cruciale della lotta del bene contro il male. Non posso aggiungere molto alla trama già scritta sopra perché dovrei svelare il cuore del libro, ma devo ammettere un po' con rammarico che il romanzo è disseminato di indizi dal principio, quindi in realtà a pagina 70 avevo già intuito dove andava a parare tutta la faccenda.


martedì 26 marzo 2019

Recensione. "La mano sinistra di Dio", di Jeff Lindsay. Un thriller agghiacciante come pochi

Cari lettori, rieccomi con la recensione del secondo libro letto negli ultimi giorni, "La mano sinistra di Dio", di Jeff Lindsay, il primo della serie dedicata a Dexter Morgan e che ha ispirato l'omonima serie tv. Libro che decisamente rientra nei parametri delle buone letture e che, per fortuna, scalza il sapore cattivo che mi aveva lasciato il libro precedente.

Trama:

Spaventoso Giano Bifronte, Dexter è il miglior esperto della Scientifica di Miami: nessuno come lui sa ricostruire la dinamica di un omicidio in base alle tracce di sangue sulla scena del delitto. Ma è anche il più astuto e inafferrabile serial killer della Florida. Quando c'è luna piena e nella sua mente giunge il richiamo del Passeggero Oscuro, non può resistere all'impulso assassino. 'Deve' trovare una vittima da sottoporre al suo macabro e spietato rituale. Tuttavia Dexter ha un rigoroso codice etico. Non ucciderebbe mai un innocente, ma non ha nessuna pietà per pedofili e maniaci di ogni genere. È un serial killer di serial killer. Perché questo gli ha insegnato il suo defunto padre adottivo, l'integerrimo poliziotto Harry Morgan, dopo averne intuito la latente vocazione omicida: giustiziare solo chi se lo merita, farsi mano sinistra di Dio. Quando a Miami vengono scoperti alcuni corpi smembrati con la sua stessa tecnica e si scatena la caccia al misterioso emulo, le due anime di Dexter vengono drammaticamente a confrontarsi. Come trovarlo senza a sua volta farsi smascherare dalla sorella, la poliziotta Debbie Morgan, per la quale l'indagine potrebbe essere l'occasione per mettersi in mostra? Come seguirne le tracce senza insospettire la tenace detective LaGuerta della Squadra Omicidi, pronta a tutto pur di fare carriera? Come arrivare alla verità e sopravvivere al confronto con il proprio lato più oscuro e spaventoso? Raccontato in prima persona da un protagonista che rivaleggia, per crudeltà e acutezza, con Hannibal Lecter, "La mano sinistra di Dio" è un thriller tagliente come un bisturi, un inedito viaggio in una mente lucida nella sua follia, un romanzo originalissimo e geniale

Dexter, per chi non avesse imparato a conoscerlo attraverso la serie tv di successo, è l'esperto forense della polizia scientifica di Miami specializzato nell'analisi delle macchie di sangue. Di notte, però, spinto da un misterioso macabro bisogno, che Dexter identifica col nome di Passeggero Oscuro, si trasforma in un serial killer. Non un killer qualunque, il killer dei serial killer: la mano sinistra di Dio, il vendicatore dei bambini e degli emarginati. Si, perché a dispetto della sua evidente sociopatia, Dexter ha un "codice etico", sviluppato quando era ancora solo un ragazzino, quando il suo padre adottivo, poliziotto di mestiere, aveva intuito le naturali inclinazioni di Dexter e gli aveva insegnato a "imparare a controllare la sua diversità e a usarla in modo positivo".


Mi insegnava a stare attento come solo un poliziotto poteva insegnarlo a un assassino.
A scegliere con cura tra coloro che se lo meritavano.
A esserne sicuro al cento per cento. E poi a essere preciso, a non lasciare tracce, 
a evitare qualsiasi coinvolgimento emotivo, perché è così che si commettono gli errori.
Lo stesso rigore si applicava a tutto il resto.
Dividere la mia vita in compartimenti. Socializzare. Imitare la vita.
Ero al di sopra di ogni sospetto, del biasimo e del disprezzo.
Un mostro pulito e ordinato, il ragazzo della porta accanto.


Dopo anni trascorsi come "infiltrato" tra i comuni mortali, Dexter ha perfezionato la sua recita: non si sente un essere umano, lui pensa e agisce come un lucido, glaciale e infallibile strumento di morte. E, nonostante la sua repulsione ai contatti intimi, la sua evidente incapacità di provare emozioni e di leggere tra le righe dei sentimentalismi umani, si è camuffato benissimo: un lavoro rispettabile, una sorella affezionata e persino una fidanzata.
Per restare al di sopra di ogni sospetto, e a dispetto (o in virtù) del suo particolare rapporto col sangue, Dexter è anche particolarmente bravo nel suo lavoro: un sesto senso, se vogliamo, o un profondo legame con i suoi simili, gli permettono di essere una preziosa risorsa per il dipartimento.
Finché Miami non inizia a riempirsi di cadaveri smembrati, le cui parti, incartate in sacchetti della spazzatura, sono lasciate in bella vista a beneficio della polizia. 
Dexter è combattuto: da un lato vorrebbe aiutare sua sorella Deborah a fare il salto di carriera passando da agente della Buoncostume a detective investigativa, ma d'altro canto si ritrova a idolatrare il nuovo serial killer, di cui ovviamente non condivide il fine ultimo (innocenti prostitute) ma ne ammira il metodo pulito e il senso artistico.

Una gamba bianca spuntò dal sacco, bianca 
ed eccezionalmente morta sotto i raggi del sole.
La gamba si interrompeva alla caviglia. Il piede era stato asportato con precisione.
Restava solo una piccola farfalla tatuata, cui mancava un'ala, sparita insieme al piede.
Mi sfuggì un fischio. L'assassino aveva fatto un bel lavoro, quasi chirurgico.
Non avrei saputo fare di meglio. "Molto pulito", commentai.
Ed era vero, non solo per quanto riguardava il taglio.
Non avevo mai visto un pezzo di cadavere così pulito, perfetto,
completamente dissanguato. Uno splendore.



Recensione. "I frutti del vento", di Tracy Chevalier. Grossolano e irritante.

Buongiorno lettori, perdonate la poca costanza di questo mese ma sono reduce da alcune settimane di stravolgimenti professionali. Tuttavia, nonostante i tempi stretti, mi sono ritagliata il tempo per parlarvi dei libri letti negli ultimi giorni. 

Iniziando da quello più spiacevole, "I frutti del vento" di Tracy Chevalier; senza rubarvi troppo tempo, ma dopotutto non posso segnalarvi solo le belle letture, fa parte del mio dovere anche mettervi in guardia dalla mediocrità!


Trama:

Nella prima metà del XIX secolo James e Sadie Goodenough giungono nella Palude Nera dell'Ohio dopo aver abbandonato la fattoria dei Goodenough nel Connecticut. La legge dell'Ohio prevede che un colono possa fare sua la terra se riesce a piantarvi un frutteto di almeno cinquanta alberi. Una sfida irresistibile per James Goodenough che ama gli alberi più di ogni altra cosa, poiché gli alberi durano e tutte le altre creature invece attraversano il mondo e se ne vanno in fretta. In quella terra, dove gli acquitrini si alternano alla selva più fitta, James pianta e cura con dedizione i suoi meli. Un frutteto che diventa la sua ossessione; la prova, ai suoi occhi, che la natura selvaggia della terra, con il suo groviglio di boschi e pantani, si può domare. La malaria si porta via cinque dei dieci figli dei Goodenough, ma James non piange, scava la fossa e li seppellisce. Si fa invece cupo e silenzioso quando deve buttare giù un albero. Finché, un giorno, la natura selvaggia non della terra, ma della moglie di James, Sadie, esplode e segna irrimediabilmente il destino dei Goodenough nella Palude Nera. Romanzo che si iscrive nella tradizione della grande narrativa americana di frontiera, "I frutti del vento" è un'opera in cui Tracy Chevalier penetra nel cuore arido, selvaggio e inaccessibile della natura e degli uomini, là dove crescono i frutti più ambiti e più dolci che sia dato cogliere.


La mia prima obiezione generale è che la trama in quarta di copertina è del tutto fuorviante. Insomma, mi aspettavo un romanzo intenso sulle difficoltà che una famiglia si trova a dover affrontare in un ambiente naturale ostile (e cosa c'è di più ostile di una Palude Nera per un coltivatore di alberi da frutto?) ma in realtà quello che sembrava il fulcro della storia è stato trasformato semplicisticamente dall'autrice in un pretesto per sviscerare un rapporto altamente conflittuale (definirlo conflitto è un eufemismo in questo caso) tra moglie e marito. 

James ama il suo frutteto più della moglie e dei figli, e Sadie, risentita da questo trattamento, si trasforma nella figura allegorica della moglie/madre degenere (vedi: sempre ubriaca, linguaggio oltraggioso, comportamenti depravati). Tre dei figli sopravvissuti alla malaria restano personaggi molto marginali, e i due figli più giovani sono presentati dalla giovinezza alla maturità attraverso connotati ripetitivi, che a lungo andare diventano snervanti.
Il libro procede su più piani temporali: la famiglia Goodenough nella primavera del 1838, mentre cerca di adattarsi al nuovo stile di vita; Robert, il figlio minore, che tra il 1838 e il 1856 viaggia attraverso l'America sempre diretto a ovest, in fuga dalla sua famiglia e con un terribile segreto racchiuso nel cuore; la famiglia Goodenough che nell'autunno del 1838 si disintegra in seguito a un evento raccapricciante; Martha, pochi anni più grande di Robert, che tra il 1844 e il 1856 cerca di mettersi in contatto con il fratellino perduto; il momento sentimentale di Martha e Robert che finalmente nel 1856 riescono a ricongiungersi dopo decenni di solitudine.
Se dovessi analizzare minuziosamente tutte le parti ne verrebbe fuori una lunghissima lista di difetti e punti deboli, ma, visto che all'inizio del post ho promesso uno stroncamento sbrigativo, mi limiterò alle cose che più mi hanno infastidito:

  • il senso del titolo tradotto in italiano, tipo "chi semina vento raccoglie... mele??"
  • il linguaggio grossolano e poco armonioso 
  • la volgarità linguistica e comportamentale di Sadie, che potevo capire se contestualizzata, invece l'ho trovata del tutto fuori luogo: esiste un ampio vocabolario italiano, bene, usiamolo senza scadere nella banalità delle brutte parole
  • dopo qualche capitolo ho pensato che il linguaggio grossolano fosse dovuto alla traduzione/edizione, soprattutto per via di un disgustoso errore grammaticale a pagina 90, terza riga dal basso: "No, quello è un cedro. Qui c'è ne sono molti".
  • romanzo americano di frontiera, ma dove?? Quella della corsa all'oro in California era una porzione di storia che faceva comodo all'autrice in quel momento, ma l'ha ridotta a un cumulo di cliché
  • la doppia ambientazione, con gli indizi concessi a piccole dosi, invece di rappresentare un'attrattiva, nel mio caso ha solo prolungato l'irritazione
  • i personaggi maschili di James e Robert, seppure con tutti gli sproloqui interiori del caso, non sono riusciti a trasmettermi il loro spassionato amore per gli alberi

Ho finito il libro solo per via della Challenge, e perché fino all'ultimo ho sperato che il finale potesse redimere le altre duecento pagine ma così non è stato. Peccato perché, dopo aver letto "La ragazza con l'orecchino di perla", da questa autrice mi aspettavo molto di più. 



giovedì 14 marzo 2019

Netflix. Febbraio, affari (il)legali e supereroi.

Buonasera lettori e Netflix addicted. Avrei voluto scrivere questo post l'ultimo giorno di febbraio o al massimo i primissimi giorni di marzo, ma alla fine ho preferito terminare la serie tv che avevo iniziato per averne un quadro più completo e potervene parlare. 
Come si evince dal titolo il mio febbraio su Netflix è stato popolato da serie tv che hanno come tema portante la linea di confine tra ciò che è legale e ciò che non lo è, che a noi comuni mortali può sembrare una linea rigorosa e decisa in base alla Costituzione e alle leggi sociali. In realtà per certi personaggi, che hanno fatto della legge il proprio mestiere, questa linea di confine è sottilissima, tanto più perché conoscono benissimo tutti i sotterfugi per aggirare la legge. Avrete intuito che i personaggi che ho seguito in questo mese nelle loro avventure sono perlopiù avvocati, ma sono invischiati anche politici, tutori dell'ordine e loschi e potenti imprenditori. 

How to get away with murder - 3 stagioni da 15 episodi, in corso. 
Cosa succede se una stimata avvocatessa che insegna Legge in una prestigiosa università si ritrova a dover coprire le tracce di un assassinio, i cui artefici sono proprio i suoi cinque più brillanti studenti scelti per assisterla nei casi giudiziari?
Lo scoprirete in questa serie mozzafiato che alterna continui flashback e flashforward a casi giudiziari sempre diversi, con un crescendo di suspense e un nemico diverso per ogni stagione. Da non perdere.


Better call Saul - 4 stagioni da 10 episodi, in corso.
Se avete amato Breaking bad, non potete non amare questo prequel incentrato sulla storia del personaggio di Saul Goodman, che parte da quando usava ancora il suo nome legale, James McGill, e cercava di affermarsi come avvocato. Una salita ripidissima per scalare il vertice gerarchico dei big di Albuquerque, utilizzando ogni escamotage possibile per volgere le leggi a suo favore e spesso e volentieri violandole per ottenere dei vantaggi. Da scompisciarsi dalle risate. 



Bloodline - 3 stagioni (1x13, 2x10, 3x10)
Quella dei Rayburn è una famiglia numerosa e compatta, stimata dalla società e che ha creato dal niente un impero turistico sulla costa della Florida. 
Peccato, però, che sotto la superficie nascondono tremendi segreti, che si sveleranno pian piano nel corso della storia. Omicidi, tradimenti, complotti, omertà e corruzione ne fanno una serie bella tosta. I personaggi sono ben costruiti, con tutte le loro debolezze e virtù. 
"We are not bad people. But we did a bad thing"


The Punisher - 2 stagioni da 13 episodi, cancellata.
Con la seconda stagione di Punisher e, a breve, anche la seconda stagione di Jessica Jones, Netflix chiude il circuito delle serie tv Marvel. Non avete idea di quanto ho bestemmiato riguardo a questa scelta, per me tuttora inspiegabile. Tra l'altro, proprio Frank Castle è stato uno dei protagonisti che ho amato di più, secondo solo a Daredevil. L'ex marine cazzutissimo, col suo codice etico, la sua voce ruvida e quel modo di scuotere tutto il busto mentre ragiona che mi fa sempre tanta tenerezza, ha una giovane e ingenua ragazza da proteggere contro un nuovo nemico, mentre il suo conto in sospeso con Billy Russo si chiude in maniera inaspettata.




SERIE TV CHE HO INTERROTTO

Grenseland.
Mi attirava l'idea di un giallo consistente ambientato nei paesi scandinavi, ma già dalle prime puntate perdevo il filo della storia. Nomi impronunciabili e difficili da ricordare, ritmo lento, insomma questa serie non era come me l'aspettavo e alla terza puntata ci ho mollato.






The Reign.
Esaltata dall'idea della prossima uscita al cinema di un film incentrato sulla figura di Maria Stuarda regina di Scozia, avevo pensato di guardare intanto una versione a puntate.
Non l'avessi mai fatto. Di storico questa serie non ha NIENTE, è solo un teen drama in costume. Se volete la Storia con la S maiuscola cercate da un'altra parte. Qui vedrete solo ragazze viziate e capricciose con pretese da regina sfilare in costume d'epoca. 

martedì 12 marzo 2019

Recensione. "Muori ancora", di Tess Gerritsen. Delitti bestiali.

Buonasera lettori, post lampo per segnalarvi un bel thriller che ho letto nel weekend appena trascorso. Premetto che io non sono una da thriller seriali (vedi Kay Scarpetta, Alex Cross, Harry Bosch, eccetera), ma avevo letto casualmente anni fa un romanzo della Gerritsen con protagoniste Jane Rizzoli e Maura Isles e ne conservo un bel ricordo. Metteteci che venerdì ero in biblioteca di corsa, aggiungete l'ambientazione esotica del romanzo, la meta selvaggia del mio weekend, e il libro è servito. 



Trama:

L’anatomopatologa Maura Isles, l’algida «Regina dei morti», come l’hanno soprannominata alla Omicidi, conosce fin troppo bene il male e i suoi oscuri confini. Non solo perché lo incontra ogni giorno sul suo tavolo settorio, ma anche perché il male è dentro di lei, nel suo passato, in quella zona d’ombra che ogni giorno sembra estendersi sempre di più… La detective Jane Rizzoli il male ha scelto di combatterlo, senza tentennamenti, ogni giorno, per amore della sua numerosa e confusionaria famiglia d’origine, della sua splendida bambina, di suo marito, agente dell’FBI; per amore della vita e della giustizia. Non potrebbero esistere due donne più diverse eppure, inspiegabilmente, tra Maura e Jane, indagine dopo indagine, è nata un’amicizia che le ha portate ad affrontare e risolvere insieme casi complessi. E ancora una volta Boston ha bisogno del loro coraggio e del loro talento investigativo, perché una mano assassina ha colpito con violenza: la prima vittima è un cacciatore che amava imbalsamare le sue vittime e a cui è stato riservato il medesimo, macabro trattamento di un trofeo di caccia. Un delitto orribile e, secondo Jane, collegabile ad altre morti avvenute in città nello stesso periodo e in passato. Un delitto bestiale, nel vero senso della parola. Per venire a capo del mistero Jane e Maura dovranno ricostruire un evento del passato, un fatto lontano nel tempo e nello spazio ma le cui ramificazioni si estendono al presente con conseguenze orribili... perché i tentacoli del male raggiungono i punti più nascosti dell’anima.





Non voglio dilungarmi troppo sull'analisi dettagliata dell'ambientazione, dei personaggi e della storia, visto che di thriller come questo se ne vendono a valanghe. 
Mi limito a dirvi quelle poche cose che rendono questo romanzo piacevole. 
Tanto per cominciare le protagoniste sono proprio due tipe tostissime, le ho trovate simpatiche e realistiche da subito; inoltre l'autrice riesce a colmare benissimo le lacune della storia dell'amicizia tra le due donne, in modo da non dare al lettore la sensazione di essersi perso qualche pezzo lungo la strada, nel caso non aveste letto tutti i libri della serie. 
La raccolta di indizi a mano a mano che la narrazione procede e la caccia al cattivo hanno il giusto ritmo e la giusta suspence, tutto è ben dosato, i colpi di scena arrivano al momento giusto, il finale è degno del racconto e coerente. 

C'è un alternarsi di due storie su piani spazio-temporali diversi che fino a un terzo del libro trae il lettore in inganno: il presente (gli assassini, le ricerche, l'investigazione) è narrato in terza persona al passato remoto, mentre il precedente della storia (quello che chiarirà solo dopo il contesto generale) viene narrato al tempo presente in prima persona. Personalmente ho trovato questo stratagemma di grande effetto.

lunedì 11 marzo 2019

Recensione. "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte", di Mark Haddon. Guardare da un'altra prospettiva

Buonasera lettori! Come è iniziata la vostra settimana? Io sono reduce da un fine settimana di full immersion nella natura e questo lunedì mi ha portato belle notizie, e quindi sono tutta un'effervescenza. Ma devo parlarvi di ben due libri divorati nel weekend, perciò poche chiacchiere e passiamo al nocciolo della faccenda. 


Trama:
Christopher Boone ha quindici anni e soffre della sindrome di Asperger, una forma di autismo. Il suo rapporto con il mondo è problematico: odia essere toccato, detesta il giallo e il marrone, si arrabbia se i mobili di casa vengono spostati, non riesce a interpretare l’espressione del viso delle persone, non sorride mai… In compenso, adora la matematica, l’astronomia e i romanzi gialli, ed è intenzionato a scriverne uno. Sí, perché da quando ha scoperto il cadavere di Wellington, il cane della vicina, non riesce a darsi pace. E gettandosi nel «caso» con la stessa passione del suo eroe Sherlock Holmes, finisce per portare alla luce un mistero piú profondo, che gli cambierà la vita e lo costringerà ad addentrarsi nel mondo caotico e rumoroso degli altri. 


Questo romanzo è in circolazione ormai da parecchio e onestamente non so dirvi per quale motivo io l'abbia snobbato così a lungo. Poi mi ritrovo con l'obiettivo della Challenge che mi obbliga a leggere un libro con titolo che inizia per S (articoli e preposizioni escluse) e durante una scappatina in biblioteca in orario quasi di chiusura per scegliere qualche libro da leggere nel mio wild weekend opto per una cosa qualunque con la S davanti. 

Christopher è un ragazzo di quindici anni che, a causa della sindrome di Asperger, ha un rapporto problematico con la maggior parte di ciò che lo circonda, a cominciare da suo padre. Le sue giornate sono scandite da eventi precisi che si susseguono sempre uguali perché i cambiamenti lo disorientano: la scuola per ragazzi del "Gruppo H", i libri sulla matematica, i documentari sulla natura e l'astronomia, e i videogiochi. Nonostante l'autismo, tuttavia, Christopher ha una spiccatissima propensione per la matematica e la logica, idee molto chiare sulle norme del vivere civile, ed è dotato di intelligenza e memoria disarmanti. Tutto ad un tratto la sua rassicurante routine viene spezzata da un avvenimento insolito: il grosso peloso cane della vicina di casa è stato ucciso, trafitto da un forcone da giardinaggio. 

E' qui che ha inizio l'avventura di Christopher che, forte dell'approfondita conoscenza dei metodi investigativi di Sherlock Holmes, si improvvisa detective per risalire all'assassino del cane ucciso a mezzanotte. Quello che Christopher non può nemmeno immaginare, però, è che suo padre, che gli vieta costantemente di giocare a fare il poliziotto e ficcare il naso negli affari degli altri, gli ha mentito per anni riguardo alla madre morta e la verità, quando verrà a galla, lo scombussolerà terribilmente, lo costringerà a muovere i primi passi da solo nel mondo esterno e ad abbattere coraggiosamente tutti i propri limiti. 


mercoledì 6 marzo 2019

Recensione. "La fidanzata", di Michelle Frances. Un thriller velenoso e ben congegnato

Buonasera lettori, stavolta vi parlo di un thriller abbastanza recente che avevo sul comodino ormai da un po'. Classificarlo come thriller forse è un tantino esagerato, perché la suspense io l'ho avvertita solo nelle ultime pagine, ma nel complesso si tratta di una storia avvincente. 


Trama:
Laura sa di essere una madre iperprotettiva e - in fondo - gelosa di suo figlio Daniel, un brillante neolaureato dal futuro luminoso. Cosi, quando Daniel le presenta la sua nuova fidanzata, Cherry, lei si impone -di essere gentile e addirittura invita la ragazza per qualche giorno di vacanza nella villa di famiglia a Saint-Tropez. Ma tutti i suoi buoni propositi vanno in frantumi quando scopre che Cherry si fa riempire di regali e, soprattutto, ha mentito a Daniel riguardo al suo passato e al suo lavoro. E poi c'è sempre quella sgradevolissima sensazione che Cherry nasconda un lato oscuro e che stia tramando per metterla in cattiva luce col figlio. No, Laura non può rimanere a guardare mentre una spregiudicata arrampicatrice sociale cerca di rubarle Daniel. Deve agire. Ma sta per commettere un errore imperdonabile... Cherry odia la sua vita. E adesso, finalmente, ha la possibilità di riscattare tutte le umiliazioni subite in passato grazie all'amore di Daniel. Un ragazzo ricco, bello, generoso. Peccato che tra lei e la felicità ci sia ancora un ultimo ostacolo: l'invadente, onnipresente Laura. Cherry è convinta che, dietro un'apparenza di sorrisi e buone maniere, Laura la disprezzi e sia disposta a tutto pur di tenerla lontana da Daniel. E allora l'unica soluzione è screditarla, farla apparire come una madre paranoica e pericolosa agli occhi del suo stesso figlio. Sì, sarà proprio Daniel l'alleato più prezioso per rendere l'esistenza di Laura un inferno. E per conquistarsi così la vita da favola che lei ha sempre sognato...


Questo romanzo va a infoltire la mia personalissima lista di libri a tema "parenti serpenti", un tema finora coniugato un po' in tutte le salse, ma credo che nessun autore abbia mai dato una versione così velenosa del rapporto tra suocera e nuora. 
Laura è una donna avvenente e ricca, sposata con Howard, un uomo che è ormai solo l'ombra del marito di un tempo, visto che la tradisce da anni e non ha più con lei nessuna intimità verbale e tantomeno fisica. Per questo, ed anche per essere rimasta profondamente scossa dalla morte prematura della sua primogenita, Laura ha riversato tutto il suo amore e le sue cure sul figlio Daniel. La classica mamma chioccia, direte voi, e invece la faccenda è molto più morbosa. C'è un attaccamento tra i due che francamente ho trovato imbarazzante, ma è perfettamente coerente con lo sviluppo della storia, quindi ho ingoiato il mio disagio e sono rimasta a guardare mentre Daniel si lascia coccolare a oltranza e Laura allunga i suoi artigli su tutte le sfaccettature della vita del figlio, sebbene egli sia ormai un uomo in grado di prendere da solo le sue decisioni. 
A questo punto fa il suo ingresso Cherry, agente immobiliare non referenziata, la parvenu pronta a distruggere il loro piccolo idillio.
Cherry è cresciuta in una zona povera di Londra, orfana di padre, e con una madre che per sbarcare il lunario fa turni massacranti nel supermercato di quartiere e fa la spesa tra gli articoli in promozione.
Cherry si trascina fin dall'adolescenza il ribrezzo per le sue origini e cova nei confronti della madre un lungo e silenzioso risentimento; è per questo, e grazie alla sua profonda intelligenza e astuzia, che con determinazione e caparbietà si ritaglia un posto nella vita di Daniel, consapevole che solo uno come lui può tirarla fuori dalla miseria in cui ha sempre vissuto, senza che lei debba muovere un dito.
Già al primo incontro tra Laura e Cherry, però, qualcosa va storto. Cherry è a disagio nella grande e ricca dimora dei Cavendish, e a cena si sente tagliata fuori dallo stretto legame che c'è tra Laura e Daniel. Ho avuto la sensazione, durante la cena per conoscersi, che entrambe fossero partite con le migliori intenzioni, sebbene Cherry fosse un po' in soggezione e Laura un pelo troppo compiacente. Ma, a parere mio, è proprio un gesto possessivo di Cherry che si rivela il passo falso che metterà entrambe sul piede di guerra. 


Laura teneva un braccio attorno alle spalle di Daniel, 
con fare amorevole, e Cherry rimase a fissare quell'immagine.
Li raggiunse e, con gesto deliberato, circondò con un braccio
la parte bassa della schiena di Daniel e cominciò ad accarezzarlo.
Lui si girò e sorrise.
Cherry colse un lampo di sorpresa sul volto di Laura
e sentì che ritirava in fretta il braccio.