Sono quasi due anni che non pubblico niente sul blog, e a mia discolpa posso solo dire che sono stati due anni di peripezie quasi tragiche. Sono passata attraverso mesi di lancinanti dolori vertebrali, un'operazione chirurgica delicata, un'estenuante riabilitazione, un cambio di lavoro, un lutto inaspettato che mi ha lasciato a lungo spaesata e inconsolabile, un altro cambio di lavoro... e insomma, non desideravo affatto che i miei tormenti influissero sulle righe che avrei potuto condividere in questo spazio.
Tuttavia, non me ne sono rimasta con le mani in mano. Ho avuto sempre buoni libri per compagnia, e chi mi segue su Instagram sa anche che gli ultimi mesi sono stati fruttuosi per quanto riguarda la sfera creativa, ma su questo punto ritornerò con calma con l'apertura di un'apposita pagina.
Risolti i convenevoli, miei cari, voglio proporvi un breve ex-cursus delle letture migliori degli ultimi due anni.
I "MATTONI"
Non si può ignorare la mia insana passione per i mattoni con ambientazione storica, e devo dire che anche stavolta né Follett né Falcones mi hanno deluso.
Impeccabile in entrambi i casi l'analisi storica, meravigliosa la caratterizzazione dei personaggi, scorrevole la prosa, incalzante al punto giusto il ritmo narrativo, colpi di scena al momento adatto, insomma non ci si annoia mai con questi due. Certo è che dovete mettere in conto il migliaio e più di pagine, a me ci è voluto quasi un mese per ciascuno, ma ne è stramaledettamente valsa la pena.
LA SERIE DELLA FERRANTE
Ho letto il primo volume perché scelto all'interno del Gruppo di Lettura di cui faccio parte e poi, per qualche settimana, non sono riuscita a staccarmi dal seguito, tanto che arrivata alla fine dell'ultimo volume avrei voluto che la storia non finisse mai.
La storia di un'amicizia genuina e realistica, mai scontata, percepita attraverso non solo un sincero affetto ma anche e soprattutto attraverso le complessità quotidiane, l'invidia e la rivalità, all'interno di una Napoli lontanissima dagli stereotipi, narrata con un realismo crudo e senza fronzoli.
Non mi viene in mente nessun motivo per cui non dovreste leggere questa meravigliosa tetralogia, tanto più che in tv hanno recentemente mandato in onda la trasposizione in miniserie, e anche se personalmente l'ho scoperto troppo tardi per guardarla, se ne parla benissimo.
GIALLI
Ho sempre avuto un debole per i thriller, ma trovarne di ben scritti non è facile, a meno che non si punti su scrittori ben collaudati con un personaggio ricorrente, e devo dire che ultimamente il panorama internazionale offre ben poco di allettante, almeno a giudicare dai titoli sembra tutta roba trita e ritrita.
Quindi voglio segnalarvi qualche titolo, oltre al già ben noto David Lagercrantz, che ha scritto ben due sequel della Millennium Trilogy di Larsson dando nuova vita a Mikael Blomkvist e Lisbeth Salander in maniera magistrale.
"Polvere e sangue" di Brian Freeman è il thriller nel vero senso della parola. Un delitto irrisolto del passato fa capolino nel presente portando nuovi indizi, riaprendo vecchie ferite, scoprendo intrighi misteriosi, con il sospetto che cambia volto con il procedere delle pagine, in un susseguirsi di colpi di scena fino alla rivelazione finale. Ben scritto, ottima la trama, perfetto il livello di suspense.
"Shutter Island" di Dennis Lehane, la cui trasposizione cinematografica con Leonardo di Caprio come protagonista fece furore nel 2010, è uno di quei gialli da manicomio. Il film non toglie e non aggiunge niente al libro, quindi se lo avete già visto sappiate che non c'è niente di nuovo da scoprire, in ogni caso si è rivelato un ottimo giallo carico di suspense fino all'ultima riga.
Anche "L'altra Grace" è diventato conosciuto ai più per via della miniserie pubblicata su Netflix nell'autunno del 2017, sebbene il romanzo della Atwood fosse in circolazione già dal 1996. Ispirato alla storia vera di Grace Marks, una cameriera irlandese emigrata in Canada accusata di due omicidi nel 1843, il romanzo ripercorre la giovinezza di Grace fino al momento del truce duplice omicidio, attraverso le confessioni della protagonista a un dottore interpellato per stabilire la reale o meno colpevolezza dell'imputata. Grace è solo stata una povera ingenua pedina di qualcun altro o era in sé al momento del delitto? Soffre davvero di amnesia o è bravissima a manipolare le persone? E' realmente folle o solo astuta e crudele? Resterete col fiato sospeso fino alla fine.
"Non ti faccio niente" di Paola Barbato è un giallo all'italiana fuori dagli schemi. Abbiamo un rapitore seriale di bambini degli anni 80-90, che riaccompagnava a casa le sue vittime senza avergli torto un capello ma anzi dopo avergli fatto dei regali. E abbiamo un serial killer del 2015 le cui vittime sono i figli di quei bambini rapiti, ormai cresciuti. L'unico indizio in comune è una paperella di gomma sul luogo del delitto, negli anni 80 e 90 come nel 2015. A indagare, riesumando traumi infantili e sensi di colpa, sono proprio gli ex-rapiti, a modo loro e un po' alla buona. L'indagine è tortuosa e complessa, ma la prosa è piacevole, il libro si lascia divorare in poche ore, e la svolta finale vi lascerà piacevolmente sorpresi.
Sono sempre stata convinta del fatto che il racconto è un'arte che appartiene a pochi. Riuscire a condensare in un numero limitato di pagine un piccolo capolavoro non è semplice come si pensa, bisogna catturare l'attenzione del lettore, caratterizzare i personaggi e creare l'ambientazione dosando perfettamente le parole.
In questa raccolta di racconti, così diversi tra loro eppure tutti ugualmente drammatici e talvolta agghiaccianti, densi, carichi di dettagli, con un finale che lascia angosciati, Mark Haddon dà prova di ineguagliabile maestria. Ogni racconto è davvero un piccolo esemplare capolavoro, e ve lo consiglio assolutamente.
RISCOPERTA DI UN CLASSICO: IL SIGNORE DELLE MOSCHE
A seguito di un disastro aereo un gruppo di bambini e ragazzi si ritrova su un'isola sperduta senza nemmeno l'ombra di una figura adulta a dargli delle regole di condotta. In questo romanzo Golding esplora l'animo umano in una situazione estrema, quando si perde il contatto con le norme imposte dalla società: l'arte di arrangiarsi, la perdita dell'innocenza, un tentativo di costruire una sorta di civiltà, poi l'impotenza di fronte allo sgretolarsi della comunità, la strumentalizzazione della paura, la ragione che soccombe all'istinto brutale. Un libro bello ma tremendo, ricco di spunti si cui riflettere, in alcuni tratti il ritmo narrativo è lento ai limiti della noia, ma vale la pena leggerlo fino alla fine, anche se vi lascerà con un senso di inquietudine.
DALLA SICILIA CON FURORE
Sono tutti libricini brevi, con uno sguardo realista sulla Sicilia del 900, accomunati dalla presenza di forti figure femminili nonostante le storie siano completamente diverse tra loro.
In "Fimminedda" Michele Guardì, già noto come autore di programmi televisivi di successo, ambienta nel 1969 in un paesino siciliano di tremila anime la pittoresca vicenda di una giovane donna che abbandona il tetto coniugale perché dopo cinque anni di matrimonio è ancora illibata e completamente all'oscuro di ciò che dovrebbe avvenire nel letto tra moglie e marito. La questione viene presa in mano in via ufficiale dai due avvocati del paese, mentre parallelamente in via ufficiosa tutta la popolazione di Acquaviva snocciola pettegolezzi, in un crescendo di segreti inconfessabili e colpi di scena. E' una godibilissima commedia all'italiana che svela le controversie di una Sicilia che progredisce ma senza smentire i suoi radicatissimi costumi popolari.
Con "La Mennulara", romanzo d'esordio del 2002, Simonetta Agnello Hornby costruisce attraverso le voci di chi l'ha conosciuta la figura di questa donna di umili origini (mennulara deriva dal fatto che da ragazzina per vivere raccoglieva mandorle), cameriera al servizio di una famiglia benestante. Ma la Mennulara non era una semplice cameriera: dalla brillante intelligenza, capace di leggere scrivere e far di conto, dall'età di 13 anni e fino alla morte era stata amministratrice dei beni della famiglia Alfallipe, incutendo in chiunque un timore e un rispetto reverenziale. Si vocifera di rapporti con i capi mafiosi, di legami illeciti, di un bel gruzzolo accumulato per gli anni della vecchiaia. L'io narrante cambia di capitolo in capitolo, facendo emergere ogni volta tratti caratteriali nuovi, restituendo al lettore attraverso un romanzo corale l'immagine di una donna peculiare e volitiva, con un affresco siciliano storico e sociale di tutto rispetto.
"Le streghe di Lenzavacche" di Simona Lo Iacono tocca invece un tema delicato, ma devo dire che anche la prosa è di una delicatezza e di una leggiadria che si incontra raramente. Non lasciatevi ingannare dal titolo, le streghe, quelle vere, sono solo un vezzo di fantasia dell'autrice. Siamo negli anni 30, le scuole adottano il sistema di insegnamento fascista, ma nel paesino di Lenzavacche il nuovo arrivato Maestro Mancuso ha delle idee a dir poco rivoluzionarie che quasi gli costano la carriera. Intanto a casa di Tilde e Rosalba, ultime di una antica famiglia di sole donne che da sempre tirano su le loro figlie senza la rassicurante presenza di un uomo al fianco (le "streghe"), sta crescendo Felice, con le sue membra storte, il sorriso sghembo da cui cola la bava, incapace di leggere e di esprimersi, ma assetato di emozioni e di conoscenza. E' una storia di emarginazione e di riscatto, di devozione e di superstizione, di passione per i libri e di saggezza tramandata nei secoli. L'autrice unisce passato e presente con un leggiadro volo di fantasia che regala un commuovente lieto fine, ma quello che si avverte durante la lettura è una sensibilità straordinaria sul tema del "diverso".
IL LIBRO CHE MI HA LASCIATA PERPLESSA: AMERICAN PSYCHOattenzione SPOILER
Patrick Bateman è giovane, bello, ricco. Vive a Manhattan, lavora a Wall Street e con i colleghi Timothy, David, Patten e Craig, frequenta i locali più alla moda, le palestre più esclusive e le toilette dove gira la migliore cocaina della città, discutendo di nuovi ristoranti, cameriere corpoduro ed eleganza maschile. Ma la sua vita è ricca di particolari piuttosto inquietanti e quando le tenebre scendono su New York, Patrick Bateman si trasforma in un torturatore omicida, freddo, metodico, spietato.
Ora parliamoci onestamente, tutto quello che è emerso dal libro è: nessun filo conduttore che porta il lettore da un capo all'altro, è tutto un affannarsi sugli stessi temi, ovvero superficialità, estetismo, maschilismo, narcisismo, razzismo, discriminazione sessista e di classe, sesso in tutte le salse, violenza inaudita, e poi.
Poi a un certo punto l'autore insinua il dubbio che tutta quella violenza sia solo nella mente bacata del protagonista e non succeda nella realtà.
e poi, capitoli che finiscono nel bel mezzo di una frase senza senso compiuto.
salti temporali.
Per favore, se qualcuno di voi lo ha letto, riesce a spiegarmi se c'è qualche significato recondito in questo libro che a me è sfuggito?
Grazie tante
La Mennulara è piaciuto molto anche a me e in libreria ho La monaca della Agnello Hornby, ma devo ancora leggerlo.
RispondiEliminaLa monaca non l'ho letto, ma ne ho letti altri suoi, e mi sono sempre piaciuti.. :)
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