sabato 18 marzo 2017

"Zero Zero Zero", di Roberto Saviano

Cari lettori, dovete perdonare la mia latitanza delle ultime settimane, il fatto è che sono stata risucchiata da un buco nero. Tutta colpa del libro di cui sto per lasciarvi le mie considerazioni. Poche righe in realtà, perché non è un romanzo di cui scandagliare lo stile, i personaggi e la trama. Quello che voglio condividere con voi, andando al di là dei risvolti sociali/politici/economici/morali, è semplicemente la mia indignazione.

La cocaina: la merce più usata, trafficata, desiderata del nostro tempo. Il sogno dell’eccesso senza limiti che corrode le nostre vite e la nostra società. Il petrolio bianco che accende i corpi ma distrugge le menti. Le infinite vie del narcotraffico. Dal Messico alle spiagge di Miami, dalla Colombia alla Russia, dall’Africa alle strade di Milano, New York, Parigi. Il viaggio di un grande scrittore nei gironi infernali del mondo contemporaneo. Dove la ferocia dilaga incontrastata ma i boss hanno imparato tutte le regole più sofisticate del business. Le radici profonde della crisi economica attuale, il dilagare del capitalismo criminale, l’assalto mafioso ai santuari della finanza da Wall Street alla City. Il bisogno di raccontare, la potenza delle storie. Uno straordinario romanzo-verità, il capolavoro di uno degli autori più importanti e più amati.



Quando ho deciso di prendere in mano il secondo libro di Saviano, lo sapevo a cosa andavo incontro. Il contatto ravvicinato con le storie di camorra di "Gomorra", qualche tempo fa, già mi aveva destabilizzato. Sarà che sono nata in una provincia non tanto lontana da quella in cui si svolgono le storie più chiacchierate, una provincia anche quella permeata da abitudini e regole ispirate a quelle della malavita, ma avevo sentito così viva dentro di me la stessa rabbia di Saviano nei confronti del crimine organizzato e della sua influenza su tutto ciò con cui viene in contatto, al punto che mi guardavo attorno e cercavo il torbido anche nel paese dove vivo ora, un Nord che si crede incontaminato e invece...
Anche "ZeroZeroZero" mi ha spiazzato. Stavolta l'oggetto dell'inchiesta non potrebbe essere più lontano dalla mia vita e dalle mie abitudini, eppure mi ha smosso dentro un'enorme indignazione. Perché non si tratta solo dei milioni di persone che fanno uso abituale di cocaina. Si tratta delle popolazioni sudamericane sfruttate e ricattate che coltivano le foglie. Si tratta delle regioni dilaniate dalle faide tra famiglie di narcotrafficanti. Si tratta di guerriglia, di vittime innocenti, di politici e banchieri che vanno a braccetto con i malavitosi. Si tratta di marinai e skipper strapagati per la traversata transoceanica, si tratta di barattoli di cibo che arrivano fino a noi, inconsapevoli che in mezzo a quei barattoli c'era nascosta la coca. Si tratta della crisi economica mondiale che poteva andare molto peggio se le banche internazionali che sono rimaste in piedi non avessero avuto la liquidità, e parliamo di milioni, versata su conti offshore attraverso rimbalzi tra società fasulle dai principi del narcotraffico.
I numeri di questa inchiesta fanno accapponare la pelle. Fanno riflettere, ti fanno guardare il tuo vicino di casa, il tuo collega, il sindaco del tuo paese, il poliziotto di turno, il medico, le celebrità, con sospetto.


La coca la sta usando chi è seduto accanto a te ora in treno o l'autista al volante dell'autobus che ti porta a casa perché vuole fare gli straordinari senza sentire i crampi alla cervicale. Fa uso di coca chi ti è più vicino. Se non è tuo padre o tua madre, se non è tuo fratello, allora è tuo figlio. Se non è tuo figlio è il tuo capoufficio. Se non è il tuo capo  è sua moglie che lo fa per lasciarsi andare. Se non è sua moglie, è la sua amante a cui la regala al posto degli orecchini e meglio dei diamanti. Se non sono loro, è il camionista che fa arrivare tonnellate di caffè nel bar della tua città e non riuscirebbe a reggere tutte quelle ore di autostrada senza coca. Se non è lui è l'infermiera che sta cambiando il catetere di tua nonna e la coca le fa sembrare tutto più leggero, persino le notti. E' il chirurgo che sta per operare tua zia e con la coca riesce ad aprire anche sei persone in un giorno. Sono i camerieri che ti serviranno al matrimonio di sabato prossimo, se non sniffassero non riuscirebbero ad avere in quelle gambe così tanta energia per ore. Se non sono loro, è l'assessore che ha appena deliberato le nuove isole pedonali, e la coca gliela danno gratis in cambio di favori. Se non è lui, è la ragazza del call center che ti risponde con voce squillante e chiede in cosa può esserti utile. E' l'attaccante che ne fa uso, quello che ha segnato un gol rovinandoti la scommessa che stavi vincendo a pochi minuti dalla fine della partita. Usa coca la prostituta da cui vai prima di tornare a casa, la prende per non dover più vedere chi le è davanti, dietro, sopra , sotto. La prende il gigolo che ti sei regalata per i tuoi cinquant'anni, gli dà la sensazione di essere il più maschio di tutti. Se non lui, il notaio da cui non vorresti mai più tornare, che usa coca per non pensare agli alimenti da pagare alle mogli che ha lasciato. Se non è lui, è il taxista che impreca contro il traffico ma poi torna allegro. La usa l'ingegnere che sei costretto a invitare a casa perché forse ti aiuta a fare uno scatto di carriera. E' il vigile urbano che ti sta facendo una multa e mentre parla suda moltissimo anche se è inverno. Oppure è il lavavetri con gli occhi scavati, che riesce a comprarla chiedendo prestiti, o è quel ragazzo che rimpinza le auto di volantini cinque alla volta. E' il politico che ti ha promesso una licenza commerciale, quello che hai mandato in parlamento con i voti  della tua famiglia ed è sempre nervoso. O è l'oncologo da cui sta andando a parlare e ti hanno detto essere il migliore, lui quando tira si sente onnipotente. O è il ginecologo che si sta dimenticando di buttare la sigaretta prima di entrare in stanza e visitare tua moglie che ha le prime doglie. E' tuo cognato che non è mai allegro, è il ragazzo di tua figlia che invece lo è sempre. Se non sono loro, allora è il pescivendolo che sistema il pesce in bella mostra, o il benzinaio che sbrodola la benzina fuori dalle auto. O è il medico della mutua che ti fa entrare senza fare la fila perché a Natale sai cosa regalargli. La usa il portiere del tuo palazzo, la professoressa che dà ripetizioni ai tuoi figli, l'insegnante di piano di tuo nipote, il costumista della compagnia di teatro che andrai a vedere questa sera, il veterinario che cura il tuo gatto. Il sindaco da cui sei andato a cena. Il costruttore della casa in cui vivi, lo scrittore che leggi prima di dormire, la giornalista che ascolterai al telegiornale. Ma se, pensandoci bene, ritieni che nessuna di queste persone possa tirare cocaina, o sei incapace di vedere o stai mentendo. Oppure, semplicemente, la persona che ne fa uso sei tu. 

E, come mi è successo altre volte in passato leggendo i libri di personaggi che hanno sfidato la morte per seguire una storia, personaggi del calibro di Oriana Fallaci e Tiziano Terzani, mi scappa anche qui un inchino virtuale a Roberto Saviano, che ha voluto mettere la verità al primo posto, più importante della sua stessa vita





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