Come spiegavo nel post precedente, per fortuna è arrivata una lettura piacevole dopo il fiasco del diario di Darcy. Libro, anche questo, scelto come obiettivo di una Challenge, ma vi devo dire che ero un po' scettica, e che l'unica cosa a convincermi a prenderlo in biblioteca era stata l'elogio in quarta di copertina di nientepopodimeno che Ildefonso Falcones.
Trama:
Sara, moglie e madre modello, è proprietaria di un negozio che a Barcellona è sinonimo di cioccolato, ed è fiera di continuare la tradizione di famiglia. Prima ancora di lei Aurora, la cui madre era al servizio di una famiglia borghese del XIX secolo, per la quale la cioccolata è qualcosa di proibito e peccaminoso. E all’inizio di tutto c’era Marianna, moglie del cioccolataio più famoso del XVIII secolo, inventore di una macchina prodigiosa. I destini di queste tre donne sono intrecciati e indissolubilmente legati alla storia di un’antica cioccolatiera di porcellana, che passa di mano in mano trasmettendo l’amore per la cioccolata, la vita e il coraggio di inseguire i propri desideri.
Non è la prima volta che mi capita di leggere un libro che abbraccia diverse generazioni di persone a prima vista slegate tra loro, ma in realtà unite da un particolare oggetto. Mai prima d'ora però l'oggetto in questione era stato qualcosa come una cioccolatiera di porcellana!
Il libro inizia ai giorni nostri e procede a ritroso nel tempo, e già questa per me è una trovata geniale. Procede poi come un'opera lirica, divisa in atti e intervallata da interludi. L'ultimo atto spiega la provenienza di questa cioccolatiera, appartenuta a donne diverse in epoche lontane tra loro, tutte accomunate da un'intensa passione per la dolce e calda bevanda che allieta i nostri inverni.
Attraverso uno spaccato di vita di ognuna di queste donne, l'autrice racconta ogni volta con innegabile maestria un'epoca, un'ambientazione, usi e costumi, sempre con la misteriosa e bellissima città di Barcellona a fare da sfondo.
Nel primo atto c'è Sara, divisa nell'amore tra due uomini, suo marito Max e il migliore amico di suo marito Oriol. Alternando il presente ai ricordi della loro gioventù, viene fuori un inconsueto ménage à trois, in cui tutti sono consapevoli e complici di un precario equilibrio dei sentimenti. Qui la passione per la cioccolata è il pretesto per far conoscere al lettore le radici barcellonesi dei più grandi mastri cioccolatieri, e per raccontare il contrasto tra l'amore per la tradizione e il desiderio di stravolgerla per creare dei gusti completamente nuovi.
Il primo interludio, invece, spiega come Sara era entrata in possesso di quella cioccolatiera, comprandola da un rigattiere che a sua volta l'aveva ottenuta all'asta dopo la morte di Antonia Sampons...
Nel secondo atto la protagonista è Aurora, figlia di una domestica morta di parto. Aurora viene cresciuta in casa dei Turull, e, coetanea della figlia dei padroni di casa, ne diviene la dama da compagnia. Aurora seguirà la giovane civettuola Candida fino al matrimonio con Antoni Sampons, rampollo della famiglia di cioccolatieri più importante di Barcellona; in casa Sampons, Aurora serve la colazione a letto a Candida tutte le mattine: qui ricompare la cioccolatiera di porcellana bianca da tre tazze con l'incisione blu "Je suis à Mme Adelaide". Anche in questo atto, con sempre grande dimostrazione di amore per la città di Barcellona e una vivida passione per l'opera lirica, la cioccolata in tazza viene presentata come uno dei massimi piaceri della vita.
Nel secondo interludio si scopre come questa preziosa cioccolatiera era passata dalle mani della proprietaria di un bordello a quelle della moglie di Gabriel Sampons, madre di Antoni e suocera di Candida...
Nel terzo e ultimo atto, venato di molto umorismo, si scopre l'esatta provenienza della cioccolatiera. Nella fabbrica di porcellana di Sevres, voluta da Mme di Pompadour, rinomata amante del re Luigi XV, viene prodotta una particolare cioccolatiera per Adelaide, figlia del re, che ha una nota passione per la merenda a base di cioccolata calda. Adelaide invia una delegazione francese a Barcellona, dove il cioccolatiere Fernandes ha inventato e costruito un macchinario per triturare e mescolare le fave di cacao, riuscendo a ottenere la cioccolata migliore d'Europa, la stessa cioccolata di cui vanno matti a Versailles e che Adelaide e sua sorella acquistano in grandi quantità.
La delegazione francese ha il compito, oltre a regalare la preziosa cioccolatiera di porcellana al senor Fernandes, di convincere costui ad andare a costruire lo stesso macchinario alla corte di Versailles e dare qualche consiglio ai loro maitres chocolatier. Purtroppo nella Barcellona di fine settecento, tra le manovre politiche tese ad alimentare i sogni di libertà delle colonie americane, e le manovre della corporazione dei cioccolatieri che tentano di impedire alla giovane Marianna di continuare a vendere cioccolata anche senza la protezione di un uomo, il compito della delegazione francese subisce qualche imprevisto ritardo. Ma anche qui, si risolve tutto con una bella tazza di cioccolata.
Lo stile di scrittura di Care Santos è affascinante, nonostante un tema un po' banale come quello della cioccolata. L'autrice è in grado di tenere alta l'attenzione del lettore anche cambiando di volta in volta epoca e circostanze. Il romanzo è pieno di personaggi femminili forti, donne caparbie che si costruiscono il loro destino, realizzano i propri sogni e hanno sempre un occhio di riguardo per i loro compagni di vita di sesso maschile.
Non mi voglio sbilanciare dicendovi che è un capolavoro, ma senz'altro se lo leggerete vi regalerà qualche ora lieta, o almeno vi farà venire voglia di una tazza di cioccolata e scalderà qualche vostra serata invernale.
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