domenica 22 gennaio 2017

Catapultata direttamente tra la "Gente di Dublino" di James Joyce

Buongiorno lettori, le ultime due settimane sono state per me intense di letture e oggi riesco a dedicare qualche oretta a parlarvi dei due libri scelti per gli attuali obiettivi della Challenge La ruota delle letture, iniziando da una raccolta di racconti..


Trama:
Considerati tra i capolavori della letteratura del Novecento, questi quindici racconti - terminati nel 1906 ma pubblicati soltanto nel 1914 perché per la loro audacia e realismo gli editori li rifiutarono - compongono un mosaico unitario che rappresenta le tappe fondamentali della vita umana: l'infanzia, l'adolescenza, la maturità, la vecchiaia, la morte. Fa da cornice a queste vicende la magica capitale d'Irlanda, Dublino, con la sua aria vecchiotta, le birrerie fumose, il vento freddo che spazza le strade, i suoi bizzarri abitanti. Una città che, agli occhi e al cuore di Joyce, è in po' il precipitato di tutte le città occidentali del nostro secolo.



"Dubliners" di Joyce era nella mia libreria da un po' ormai e attendeva paziente il suo turno, e quale occasione migliore di questa. Io sono sempre stata molto affascinata dalle ambientazioni nordeuropee e britanniche, dai personaggi e dai paesaggi e, complice una tradizione letteraria di tutto rispetto, nutrivo grandi aspettative su questo libro. In realtà però, sono riuscita a cogliere la bellezza di questa raccolta solo verso la fine.

Lo scopo dell'autore era quello di dare una rappresentazione della comune vita quotidiana di Dublino, mostrando vizi e virtù dei personaggi delle più svariate età e classi sociali. Sarà che non sono mai stata troppo "una da racconti" ma dopo i primi due o tre la mia impressione generale era di qualcosa di potenzialmente interessante troncato sul più bello. Il che, a seconda dei punti di vista, può essere il punto di forza o la debolezza di una raccolta di racconti: perché nel limite dato da quelle poche paginette l'autore può (o non può) darti un tot di informazioni sui personaggi e sul "prima" e sul "dopo" e il resto devi immaginarlo da te.

In questi quindici racconti Joyce esplora l'animo umano in varie tappe dell'età, portando alla luce tutto il buono e il cattivo che caratterizza l'esistenza: l'istintiva ribellione dell'infanzia, l'ardita ambizione della giovinezza, i primi casti amori giovanili, l'avvilimento e l'umiliazione sul luogo di lavoro, il bisogno di evasione da una comunità provinciale verso le dorate promesse delle grandi città europee, l'ambiguo legame con la supersitizione irlandese, l'alto valore dell'amicizia e della religiosità, il prezioso senso della dignità e un vile attaccamento al denaro e alla casta, nonché in diverse occasioni l'analisi spietata della condizione sociale e politica dell'epoca.

Come dicevo, al principio arrivare alla fine di ogni racconto mi dava la sensazione di essere davanti a un arto amputato. In realtà, poi, col procedere della lettura mi si è chiarita la visione d'insieme e ho apprezzato molto l'intento dell'autore.
Il susseguirsi dei racconti secondo l'aumentare dell'età dei protagonisti, la vaga sensazione che i personaggi dei vari racconti fossero in qualche modo legati l'uno con l'altro (per classe sociale, mestiere, o addirittura parentela e stessa cerchia di conoscenze), ma soprattutto lo stile di Joyce mi hanno dato infine un'ottima impressione.
Dublino è resa affascinante tanto quanto altre città britanniche che ho adorato in altre storie, con i suoi palazzi fatiscenti, le botteghe e i pub che odorano di muffa, le case con il camino acceso, i teatri dell'Opera che risplendono di lusso, le carrozze lungo le strade illuminate e affollate. I personaggi sono tutti ben delineati, ma ciò che più mi ha colpito è la sensazione di essere catapultati direttamente sulla scena. Non saprei come spiegarlo meglio, ma la capacità dell'autore è sorprendente; è come origliare da una finestra aperta nel bel mezzo di una conversazione, o seguire due persone da metà del loro tragitto in poi, senza sapere cosa è stato detto e fatto e prima e senza poter conoscere il dopo, semplicemente cogliere sprazzi e spezzoni di vite che racchiudono la completa essenza dei protagonisti: una sensazione stupefacente.

Per questo, anche se non amate il genere del realismo e del naturalismo di inizio Novecento e anche se, come me, non siete esattamente "tipi da racconti", io vi consiglio assolutamente questo libro.





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