sabato 3 dicembre 2016

Il mio rapporto di amore e odio con "Lo strano viaggio di un oggetto smarrito"

Ammetto che di questo libro non avevo mai sentito parlare e la mia opinione di questo libro procede a tappe perché c'è stata una relazione breve di amore/odio/amore. Sono rimasta affascinata prima di tutto dal titolo e dalla copertina più che dalla trama, poi le prime pagine mi hanno realmente infastidito al punto che ero lì lì per mollare il libro, poi di punto in bianco si è ribaltata la situazione e alla fin fine mi è piaciuto anche se non ci ho visto quel capolavoro che è stato segnalato da altri blogger.


 Trama:
Il mare è agitato e le bandiere rosse sventolano sulla spiaggia. Il piccolo Michele ha corso a perdifiato per tornare presto a casa dopo la scuola, ma quando apre la porta della sua casa nella piccola stazione di Miniera di Mare, trova sua madre di fronte a una valigia aperta. Fra le mani tiene il diario segreto di Michele, un quaderno rosso con la copertina un po’ ammaccata. Con gli occhi pieni di tristezza la donna chiede a suo figlio di poter tenere quel diario, lo ripone nella valigia, ma promette di restituirlo. Poi, sale sul treno in partenza sulla banchina. 
Sono passati vent’anni da allora. Michele vive ancora nella piccola casa dentro la stazione ferroviaria. Addosso, la divisa di capostazione di suo padre. Negli occhi, una tristezza assoluta, profonda e lontana. Perché sua madre non è mai più tornata. Michele vuole stare solo, con l’unica compagnia degli oggetti smarriti che vengono trovati ogni giorno nell’unico treno che passa da Miniera di Mare. Perché gli oggetti non se ne vanno, mantengono le promesse, non ti abbandonano.
Finché un giorno, sullo stesso treno che aveva portato via sua madre, incastrato tra due sedili, Michele ritrova il suo diario. Non sa come sia possibile, ma Michele sente che è sua madre che l’ha lasciato lì. Per lui.
E c’è solo una persona che può aiutarlo: Elena, una ragazza folle e imprevedibile come la vita, che lo spinge a salire su quel treno e ad andare a cercare la verità. E, forse, anche una cura per il suo cuore smarrito.
Questa è la storia di un ragazzo che ha dimenticato cosa significa essere amati. È la storia di una ragazza che ha fatto un patto della felicità, nonostante il dolore. È la storia di due anime che riescono a colorarsi a vicenda per affrontare la vita senza arrendersi mai.


Primo punto a sfavore è stato l'innamoramento lampo di Elena. Ok, io credo al colpo di fulmine, capiamoci, ci sono cascata anche io e negli ultimi due anni (ancora) non ho rimpianto la mia scelta. Ma nell'incipit ci ho visto una di quelle storielle volutamente cinematografiche, con la mano calcata sull'effetto romanzato di un banale incontro qualunque (l'autore viene dal settore delle fiction, appunto). Anche il personaggio di Michele all'inizio mi ha suscitato non una compassione dai contorni positivi, ma piuttosto una pena acrimoniosa per il suo essere statico, ancorato alle sicurezze dell'abitudinarietà, ai muri eretti intorno alla sua ricercata solitudine fisica ed emotiva, alla presenza rassicurante degli oggetti che hanno smarrito il padrone e anche la loro funzione primaria. Proprio come Michele, che da quando ha perduto sua madre ha perduto anche la sua funzione di essere umano che cresce e fa i conti con la vita, restando fondamentalmente un bambino in un corpo da adulto.
Però una cosa nella parte iniziale del libro mi ha fatto riflettere: come sia possibile al giorno d'oggi poter sopravvivere senza uscire praticamente mai di casa, facendosi persino portare la spesa dal garzone del supermarket. Ci avete fatto caso?
Ho trovato snervante anche la tendenza dell'autore a descrivere minuziosamente ogni azione dei protagonisti come in una sceneggiatura, una cosa che mi fa venire l'orticaria di solito.

Eppoi.. Dopo circa le prime cento pagine qualcosa nello stile della scrittura cambia. Le frasi e i dialoghi diventano più scarni, le sensazioni hanno la meglio sulla mera descrizione dei luoghi degli oggetti e delle azioni, la crescita interiore di Michele sgomita e allora sì che il libro inizia a entusiasmarmi. Prima la signora dai capelli viola con il suo ulivo con il solco dell'unghia, una metafora bellissima sul dolore e sulla vita. Poi i due mascalzoni fuori dal pub, che finalmente danno a Michele una non solo metaforica botta in testa per farlo venire a patti con la vita vera da cui si era sempre nascosto. Poi Erastos, il greco filosofo di vita (sarà una coincidenza?) che gli spiega la via per il raggiungimento del proprio paradiso. E infine Luce, sorella nel dolore, che lo condurrà per mano alla schiusura del suo bozzolo di autodifesa e al raggiungimento di una nuova consapevolezza di sé.

Ma la cosa più bella di questo libro alla fine è proprio Elena, che alle prime pagine non riuscivo a digerire perché mi sembrava appena uscita da uno stupido film per teenager. Elena che ha conosciuto un dolore immenso (la storia di Milù è la cosa che meno mi sarei aspettata all'interno della narrazione) e che ha deciso che l'amore per la vita non è solo un diritto ma anche un dovere per dare un senso all'assenza di qualcun altro. Elena con i suoi colori, che vede i colori degli altri e cerca di capire se si accordano bene con i suoi.

A mio avviso la scena più bella in assoluto, e la dichiarazione d'amore più sincera che potevo aspettarmi, è quella sul treno verso la fine:


"Sei blu. Sei blu come la sabbia.
 Sei rossa come il caffè. 
Sei verde come la neve.
 Sei viola come il miele."
"Michele, mi sa che sei daltonico"
"No. Sei tu che mi cambi i colori alla vita"



Un finale dolcissimo, bella anche la chiusura che spiega l'inaspettato viaggio a ritroso di quel quaderno rosso.. Mi segno il nome dell'autore, che credo possa migliorare di molto lo stile, allontanandosi da quella prosa pragmatica da sceneggiatura e regalarci altre nuove emozioni.





4 commenti:

  1. Ciao, io invece ho totalmente adorato questo libro, la sua dolcezza, la delicatezza dei suoi personaggi! Un libro che parla di mancanze in una maniera profonda e che mi ha conquistata! :)

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    1. Ciao! Probabilmente sono un po' di parte, avendo dovuto subire un'infanzia simile a quella del protagonista e avendo reagito in maniera opposta. Ma devo dire che da metà libro in poi ho apprezzato la crescita dei personaggi e anche dell'autore. Ho trovato lo stile un po' acerbo ma ci ho visto del potenziale, sperando che Basile si scrolli di dosso questa tendenza alla scenografia! Grazie comunque per essere passata e aver condiviso la tua opinione!:)

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  2. ciao bellissima recensione, mi sono iscritta diverso tempo fa al tuo blog. Non ho ancora letto il libro mi ha davvero incuriosita la trama credo che ci farò un pensierino :*

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  3. Ciao! Ti consiglio vivamente di dare una chance a questo libro, e sono curiosa di leggere anche la tua opinione. Sai ogni persona può reagire diversamente a una storia e le altre opinioni sono utili a vedere le cose da un altro punto di vista. Grazie per essere passata. :-)

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