domenica 22 gennaio 2017

Angosciante e intenso, "Scomparsa" di Chevy Stevens

Ben ritrovati lettori, la seconda recensione del giorno riguarda una sorpresa inaspettatamente piacevole. Il libro in questione mi è stato assegnato come obiettivo per la Challenge La Ruota delle Letture e a dire il vero a tutta prima la trama non è che mi entusiasmasse poi tanto..


Trama:
È una mattina d'estate qualunque per la giovane agente immobiliare Annie O'Sullivan. Quel giorno, le sue uniche preoccupazioni sono l'ennesima lite con la madre, l'open house da organizzare in una casa in vendita nel pomeriggio e la cena con Luke, il suo fidanzato. L'open house va per le lunghe, ma quando si presenta un potenziale acquirente dal sorriso gentile, Annie pensa che possa essere il suo giorno fortunato. Non è così. L'uomo le punta una pistola addosso e, dopo averla drogata, la chiude in un furgone. Al risveglio, Annie scopre di essere stata portata in una casa sperduta tra le montagne. Dove si trova? E chi è quell'uomo? Intrecciato con la storia dell'anno di prigionia che viene svelata durante gli incontri con la psichiatra - un secondo filo narrativo racconta l'incubo del ritorno dopo la liberazione: la lotta di Annie per ricomporre un'esistenza ormai spezzata, le ricerche della polizia per identificare il rapitore e il turbamento per la consapevolezza che questa esperienza, sebbene conclusa, è molto lontana dall'essere superata. Un thriller mozzafiato, una storia di paura e dolore, ma anche di sopravvivenza, della forza di raccontare e di esplorare i recessi più oscuri della psiche umana, dove la verità non sempre rende liberi.


Quando mi devo confrontare con un thriller il mio approccio per la maggior parte delle volte è di tipo scettico perché su questo genere in particolare sono piuttosto selettiva: per essere ben congegnato deve possedere dei requisiti imprescindibili. Ma la vera sorpresa di questo romanzo è che non si tratta semplicemente di un thriller.

Annie, dopo la sua mostruosa esperienza, è in cura da una psichiatra nel tentativo di rimettere insieme i pezzi della sua vita. Ed è alla dottoressa che racconta in prima persona la sua terribile e intima verità mentre parallelamente parla delle difficoltà che incontra nel riprendere una vita "normale". Prigioniera per un anno di un uomo, da lei semplicemente chiamato il Pazzo, in uno chalet sperduto in montagna, Annie ha dovuto subire un'insana e incontrollabile mania di controllo: seviziata, torturata psicologicamente e fisicamente, costretta a mangiare e andare in bagno esclusivamente in orari stabiliti da lui, indotta a una psicotica pulizia del corpo e della casa, e ripetutamente stuprata fino a rimanere incinta. Purtroppo la creatura che Annie partorisce si ammala nel giro di poche settimane, e il Pazzo non ha intenzione di muovere un dito per curarla, col risultato che la bambina muore lasciando l'ennesimo strazio nell'animo di Annie, che iniziava ad accarezzare l'idea della maternità come un'ancora di salvezza dallo squallore delle sue condizioni e dal tremendo pensiero di non essere mai più ritrovata. Tuttavia sarà proprio questa tragedia sconvolgente a darle il coraggio e la forza di ribellarsi al suo aguzzino e trovare la libertà.

L'orrore di questa storia, che ti entra dentro e ti stringe le viscere, è che ho passato tutto il tempo a pensare "se capitasse a me?". Perché di storie simili se ne sono sentite tante, molte si sono protratte per anni, qualcuna ha avuto finali ben più tragici per le sopravvissute. La tragedia della sua prigionia l'ho avvertita con lo stesso terrore della protagonista, mi sono impietosita per la sua tendenza alla cosiddetta Sindrome di Stoccolma, ho esultato per i suoi piccoli progressi nel ritorno alla normalità, e sono rimasta scioccata per il colpo di scena durante le indagini. Già, perché quando pensi che l'incubo sia finito ti sbagli: le indagini per scoprire l'identità del rapitore portano sempre a nuove domande la cui risposta è più agghiacciante di quanto potresti pensare.

Lo stile di scrittura è fluido e scorrevole e si lascia leggere velocemente, oltretutto l'alternarsi del racconto tra il passato e il presente tiene viva l'attenzione fino alla fine. I personaggi sono ben delineati nonostante vengano guardati solo dal punto di vista dell'io narrante, cioè Annie, e quindi non obiettivamente, ma parzialmente distorti dai suoi personali sentimenti. Ogni cosa è ben analizzata, il rapporto col fidanzato Luke, l'altalenante amicizia con Christina (che mi è sembrata con i suoi alti e bassi il genere di amicizia più sincera mai letta in un libro), il lutto giovanile e la nostalgia della sorella, il rapporto controverso con la madre, fanno di questo romanzo, più che un thriller, un riuscitissimo e verosimile resoconto del tormento interiore di una superstite che cerca disperatamente di uscire dal ruolo di vittima e di riprendere le abitudini di una vita sana e normale, come mangiare ogni volta che ha fame, andare in bagno quando c'è veramente lo stimolo, sentirsi al sicuro in casa propria senza dover sbarrare porte e finestre, dormire nel proprio letto senza sobbalzare a ogni rumore.

Probabilmente non è un libro per chiunque, perché le emozioni sono intense e angoscianti per la maggior parte delle pagine, ma ve lo consiglio vivamente.
Una volta chiuso il libro, poi, fate come me: fissate per qualche istante la copertina, guardate quelle forbici arrugginite che tagliano l'ala di una farfalla. Una bellissima metafora della tragedia familiare che si svela alla fine.










7 commenti:

  1. Questo romanzo riesce sempre a suscitare emozioni forti in tutti coloro che lo leggono. Ci si aspetta un "classico" thriller e, invece, ci si trova davanti a qualcosa che va oltre ciò che l'animo umano riesce ad accettare! Felice di averti "imposto" una bella lettura ;)

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    1. E infatti non ti ringrazierò mai abbastanza per avermi fatto scoprire questo capolavoro!

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  2. Il genere mi piace ma mi è del tutto nuovo. Ne prendo nota!

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