mercoledì 5 ottobre 2016

"L'indipendenza della signorina Bennet", SI PROPRIO QUELLA BENNET LI', di Colleen McCullough




  
 Trama:
Elizabeth la saggia, Lydia la mondana, Jane la bella, Mary la timida. Generazioni di lettrici hanno pianto, sperato, sognato insieme alle sorelle Bennet, indimenticabili protagoniste di "Orgoglio e pregiudizio". Vent'anni dopo l'epilogo del romanzo della Austen, le ritroviamo qui al fianco di mariti devoti, distratti o crudeli; assediate dalla malinconia o dai pettegolezzi: impegnate a crescere i figli o a frequentare circoli alla moda; alle prese con le gioie, i dubbi e le debolezze del tempo che passa. Tutte tranne Mary, la più docile, la più riservata... Non si può dire che, fino a qui, la vita sia stata troppo generosa con lei: bruttina, ignorata dai pretendenti e inchiodata alle convenzioni, ha trascorso più di un decennio al capezzale di una madre capricciosa e malata. Ora, alla morte di questa, si ritrova improvvisamente sola e libera, con un futuro tutto da inventare. Sfidando le convenzioni e le proprie più profonde paure, Mary si getta in un'avventura imprevedibile, complicata e appassionante quanto la vita stessa. 


 Mentre cercavo spunti per il Gruppo di Lettura, mi capita sotto gli occhi questo titolo. La prima reazione è stata "QUELLA Bennet???" e subito dopo "Lo voglioooo!!!"

 Non saprei da dove iniziare per parlarvi di questo libro dal momento che ha suscitato in me una serie di sensazioni contrastanti.. Cominciamo da Mary? Ok, tanto di cappello alla McCullough per aver tirato fuori un personaggio della Austen gettato dai più nel dimenticatoio perché, è inutile fingere, di Mary, sorella banale e insignificante, nessuno si ricorda. Ed eccola qui, dopo quasi vent'anni dal felice epilogo trascorsi ad accudire una madre tirannica capricciosa e insulsa, che decide di intraprendere la strada verso l'Indipendenza. Con una mente di per sé molto acuta e ben nutrita da anni di letture poco comuni per una nubile dell'epoca, vivacemente stimolata dalle lettere pubblicate su un giornale locale di un anonimo sovversivo, ma anche forte di una galoppante fantasia e di un pragmatico senso del dovere civile, Mary, una volta morta quella palla al piede della madre, si impunta testardamente nello sfidare le convenzioni sociali, nel vanaglorioso tentativo di dare un senso alla propria vita. Se mai aveste letto la Justine del Marchese de Sade, alcune peripezie di questa trascurata protagonista vi strapperanno più di un sorriso.
Quello che invece mi ha lasciato parecchio amaro in bocca già da pagina 11 è la scelta dell'autrice di infrangere una favola d'amore che ha fatto sognare centinaia di adolescenti dell'ultimo secolo, ovvero quella tra Lizzie e Mr Darcy.. Lo so, lo so, cosa state pensando. Figuratevi io, Presidentessa Autonominata dell'Unofficial Pemberley Fan Club, come mi sono sentita! L'avrei strangolata con uno di quegli scialli di mussolina tanto cari a Lydia! Ma, ovviamente, questa pecca nella trama era necessaria allo svolgimento dell'intera storia e alla fin fine il ricongiungimento rimette tutto nel giusto equilibrio.
Devo riconoscere la capacità della McCullough di dare il giusto tono al carattere di ognuno di questi beneamati personaggi, rielaborando quello a cui diede risalto all'epoca Jane Austen e adeguandolo agli anni che nel frattempo sono trascorsi col loro carico di esperienze, traumi, gioie e dissapori. Jane è ancora la più mite e sensibile, Lydia si riconferma per la sgualdrina che è sempre stata, Kitty frivola e superficiale come da ragazza, Caroline Bingley resa ancora più arpia dal nubilato forzato, Elizabeth sempre orgogliosa e testarda, Darcy colmo di un inspiegabile rancore che, come nell'originale, si addolcirà solo alla fine. Peccato che si parli veramente poco di Mr Bingley e di Georgiana Darcy.
Tutto sommato è interessante la storia in sé e per sé, Mary si rivela essere una donna a tratti ingenua ma che non si dà mai per vinta, ha un cuore d'oro e una grande forza d'animo, è coraggiosa, intraprendente e anticonvenzionale, astuta, perspicace e ironica. Probabilmente se non avessi un attaccamento morboso per Ogoglio e Pregiudizio mi sarei goduta molto di più la lettura, ma mi sento assolutamente di consigliarvi questo romanzo, quantomeno per la curiosità di veder descritti da un'altra penna quei personaggi che hanno entusiasmato migliaia di lettori nel mondo, ma soprattutto per dare il giusto risalto a quella “sorella di mezzo” che è passata per troppo tempo inosservata. 



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