Elizabeth la saggia, Lydia la mondana, Jane la
bella, Mary la timida. Generazioni di lettrici hanno pianto, sperato,
sognato insieme alle sorelle Bennet, indimenticabili protagoniste di
"Orgoglio e pregiudizio". Vent'anni dopo l'epilogo del romanzo della
Austen, le ritroviamo qui al fianco di mariti devoti, distratti o
crudeli; assediate dalla malinconia o dai pettegolezzi: impegnate a
crescere i figli o a frequentare circoli alla moda; alle prese con le
gioie, i dubbi e le debolezze del tempo che passa. Tutte tranne Mary, la
più docile, la più riservata... Non si può dire che, fino a qui, la
vita sia stata troppo generosa con lei: bruttina, ignorata dai
pretendenti e inchiodata alle convenzioni, ha trascorso più di un
decennio al capezzale di una madre capricciosa e malata. Ora, alla morte
di questa, si ritrova improvvisamente sola e libera, con un futuro
tutto da inventare. Sfidando le convenzioni e le proprie più profonde
paure, Mary si getta in un'avventura imprevedibile, complicata e
appassionante quanto la vita stessa.
Mentre cercavo spunti per il Gruppo di Lettura, mi capita sotto gli occhi questo titolo. La prima reazione è stata "QUELLA Bennet???" e subito dopo "Lo voglioooo!!!"
Non saprei da dove iniziare per
parlarvi di questo libro dal momento che ha suscitato in me una serie
di sensazioni contrastanti.. Cominciamo da Mary? Ok, tanto di
cappello alla McCullough per aver tirato fuori un personaggio della
Austen gettato dai più nel dimenticatoio perché, è inutile
fingere, di Mary, sorella banale e insignificante, nessuno si
ricorda. Ed eccola qui, dopo quasi vent'anni dal felice epilogo
trascorsi ad accudire una madre tirannica capricciosa e insulsa, che
decide di intraprendere la strada verso l'Indipendenza. Con una mente
di per sé molto acuta e ben nutrita da anni di letture poco comuni
per una nubile dell'epoca, vivacemente stimolata dalle lettere
pubblicate su un giornale locale di un anonimo sovversivo, ma anche
forte di una galoppante fantasia e di un pragmatico senso del dovere
civile, Mary, una volta morta quella palla al piede della madre, si
impunta testardamente nello sfidare le convenzioni sociali, nel
vanaglorioso tentativo di dare un senso alla propria vita. Se mai
aveste letto la Justine del Marchese de Sade, alcune peripezie di
questa trascurata protagonista vi strapperanno più di un sorriso.
Quello che invece mi ha lasciato
parecchio amaro in bocca già da pagina 11 è la scelta dell'autrice
di infrangere una favola d'amore che ha fatto sognare centinaia di
adolescenti dell'ultimo secolo, ovvero quella tra Lizzie e Mr Darcy..
Lo so, lo so, cosa state pensando. Figuratevi io, Presidentessa
Autonominata dell'Unofficial Pemberley Fan Club, come mi sono
sentita! L'avrei strangolata con uno di quegli scialli di mussolina
tanto cari a Lydia! Ma, ovviamente, questa pecca nella trama era necessaria allo svolgimento dell'intera storia e alla fin fine il
ricongiungimento rimette tutto nel giusto equilibrio.
Devo riconoscere la capacità della
McCullough di dare il giusto tono al carattere di ognuno di questi
beneamati personaggi, rielaborando quello a cui diede risalto
all'epoca Jane Austen e adeguandolo agli anni che nel frattempo sono
trascorsi col loro carico di esperienze, traumi, gioie e dissapori.
Jane è ancora la più mite e sensibile, Lydia si riconferma per la
sgualdrina che è sempre stata, Kitty frivola e superficiale come da
ragazza, Caroline Bingley resa ancora più arpia dal nubilato
forzato, Elizabeth sempre orgogliosa e testarda, Darcy colmo di un
inspiegabile rancore che, come nell'originale, si addolcirà solo
alla fine. Peccato che si parli veramente poco di Mr Bingley e di
Georgiana Darcy.
Tutto sommato è interessante la storia
in sé e per sé, Mary si rivela essere una donna a tratti ingenua ma
che non si dà mai per vinta, ha un cuore d'oro e una grande forza
d'animo, è coraggiosa, intraprendente e anticonvenzionale, astuta,
perspicace e ironica. Probabilmente se non avessi un attaccamento
morboso per Ogoglio e Pregiudizio mi sarei goduta molto di più la
lettura, ma mi sento assolutamente di consigliarvi questo romanzo,
quantomeno per la curiosità di veder descritti da un'altra penna
quei personaggi che hanno entusiasmato migliaia di lettori nel mondo,
ma soprattutto per dare il giusto risalto a quella “sorella di
mezzo” che è passata per troppo tempo inosservata.
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