sabato 29 ottobre 2016

GdL Librarsi, l'incontro di ottobre 2016

Ben ritrovati lettori, ultimamente sono stata piuttosto presa da tanti altri progetti che non ho dedicato molto tempo al blog, e adesso ho tante cose di cui parlare!
Partiamo dall'ennesimo successo dell'incontro mensile del Gruppo di Lettura, che continua a crescere! :D

Il libro scelto per l'incontro era "Verdi colline d'Africa" di Ernest Hemingway.. Pochi giorni dopo la scelta del libro, a fine settembre, ci siamo ritrovate per programmare le nostre serate culturali dell'autunno, e una di noi che aveva già iniziato a leggerlo mi ha detto che io, che nel frattempo stavo ultimando un altro libro, "ci sarei andata a nozze". Ora, chiariamoci. Il fatto che io allevi animali esotici e che di domenica imbracci repliche di fucili in mimetica, non sottintende necessariamente che apprezzi un report fedelissimo di un safari di caccia in Africa. Tralasciando la mia personale opinione su questo genere di passatempo, perché mi dilungherei troppo, posso dire con molta onestà che mi aspettavo di più da questo libro.







Come avevo spiegato nel post precedente, il dettaglio che caratterizza i nostri incontri del Gruppo di Lettura, e che ci ha rese note, è il cibo che accostiamo alle letture. Voi mi direte, cosa c'entrerà mai una tartina di frutta secca con l'Africa? Beh, con tutto il rispetto per Mr Hemingway, non potevamo di certo gustare carne di kudù arrosto annaffiata da litri di whiskey. L'unica cosa menzionata nel libro che ha destato la mia curiosità è stato il mincemeat in scatola che la compagnia di cacciatori gusta davanti al fuoco da campo. Quindi mi sono documentata e ho scelto di preparare le mince pies, tipico dolcetto natalizio. Qui trovate la ricetta di queste deliziose tartine, che non si fanno comunque mancare la loro quota di whiskey.


Cosa mi aspettavo da questo libro è difficile a dirsi. La parte descrittiva del paesaggio, delle abitudini degli indigeni e delle tecniche di caccia è evocativa e su questo non ho niente da dire. Ma il personaggio Hemingway, e tutti i dialoghi, mi hanno suscitato un certo fastidio, che probabilmente ha a che fare con l'associazione che ha fatto la mia mente con un cacciatore di mia conoscenza che non gode della mia stima in generale, quindi il mio giudizio non è a tutti gli effetti imparziale. Ma il mestiere del lettore è complicato e purtroppo si può incappare anche in questi pregiudizi.

Nelle ultime pagine, però, ho trovato una riflessione che, da sola, salva completamente il senso di questo libro. Una riflessione sulla mano dell'uomo che danneggia la natura incontaminata, e sul senso di appartenenza a una terra che non è la tua, ma che vorresti che lo diventasse perché è l'unica che riesce a regalarti delle emozioni uniche. Ed è una sensazione che conosco bene.

Alcune di noi non sono riuscite a terminare la lettura perché non vi hanno trovato il piacere che speravano. Io però vi consiglio di leggerlo, e di leggere prima di tutto la prefazione per cogliere appieno il senso che l'autore vuole trasmettere: un fedelissimo reportage, niente di più. Non un'opera di fantasia, ma quello che veramente accade nella competizione dell'arte venatoria, quello che passa per la testa del cacciatore, le tattiche, le sensazioni, senza pregiudizi di sorta sulle persone e su questo tipo di attività.



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