venerdì 30 settembre 2016

The Maze Runner - due terzi della saga

Ben ritrovati, amici lettori! Perdonate il mio recente assenteismo, ma è assolutamente giustificabile dal fatto che mi sono catapultata nell'America post-apocalittica nata dalla sagace penna di Dashner e non volevo più uscirne! Ormai era passato un po' di tempo da quando ho letto il primo libro della saga e nel frattempo avevo già guardato il film ispirato al secondo libro. Vi dirò, ci sono rimasta piuttosto male quando ho scoperto che, se il primo film era abbastanza fedele al libro, il secondo si allontanava parecchio dalla trama cartacea. Ma il libro è molto più avvincente, come sempre.

Trama:
Il Labirinto e i viscidi Dolenti sono ben poca cosa se paragonati alla lunga marcia che la malefica organizzazione denominata C.A.T.T.I.V.O. ha pianificato per i pochi sopravvissuti che tiene prigionieri, i Radurai, attraverso la Zona Bruciata. La squallida landa inaridita da un sole accecante è sferzata da tempeste di fulmini, e popolata da esseri umani che l'Eruzione, il temibile morbo che rende folli, ha ridotto a zombi assetati di sangue. Nelle due settimane in cui dovranno percorrere i centocinquanta chilometri che li separano dal porto sicuro, la loro meta, tra cunicoli sotterranei infestati da sfere metalliche affamate di teste umane e creature senza volto dagli artigli letali, i Radurai dovranno dar prova del loro coraggio e dar voce al loro istinto di sopravvivenza. In questo scenario di desolazione, superando le insidie di città fatiscenti e foreste rase al suolo, il viaggio verso il luogo misterioso in cui potranno ottenere la cura che salverà loro stessi e il mondo diventerà per Thomas, Brenda, Minho e gli altri un percorso di scoperta del proprio mondo interiore, del limite oltre il quale è possibile spingere le proprie paure



Trama:
Thomas sa di non potersi fidare delle menti malvagie che fanno parte della C.A.T.T.I.V.O., l'organizzazione che continua a tenere sotto scacco lui e gli altri Radurai, i sopravvissuti al Labirinto. Il tempo delle menzogne è finito, gli ripetono, i loro ricordi sono stati ripristinati e le tremende Prove cui sono stati sottoposti sono terminate. Sostengono di aver raccolto tutti i dati di cui avevano bisogno, ma di dover fare ancora affidamento su di loro per un'ultima missione: tocca ai Radurai trovare una cura per l'Eruzione, lo spietato morbo che conduce alla follia. Ma accade qualcosa che nessuno degli uomini della C.A.T.T.I.V.O. poteva prevedere: i ricordi di Thomas si spingono molto più lontano di quanto possano anche solo sospettare, fino alla verità. Il ragazzo adesso ha la conferma: non può credere a una sola parola di quello che dicono. E i suoi ricordi gli rivelano che dovrà fare molta attenzione, se vuole sopravvivere, perché la verità è più pericolosa della menzogna.

 La copertina di tutti e tre i libri di questa edizione recita "Un must per i fan di Hunger Games e Divergent", ed è proprio così. Se amate gli scenari distopici e apocalittici, l'adrenalina, l'azione, il brivido e l'orrido, questa saga credo che sia la cosa migliore che vi possa capitare tra le mani. Un gruppo di giovani geniali scelti tra quell'un per cento della popolazione che ha la capacità di sopravvivere a una catastrofe artificiale, che si battono per la sopravvivenza, destreggiandosi tra intrighi, esperimenti, personaggi che mentono e fingono, aggressioni e rapimenti, è già un'ottima partenza. Ma i colpi di scena sono dietro a ogni angolo, al punto che, come i protagonisti, resterete sempre nel dubbio di chi potreste fidarvi e di chi invece no.. Credetemi se vi dico che fino all'ultima riga ho sospettato che la situazione si sarebbe ribaltata di nuovo a scapito di Thomas, e che il paradiso che credeva di aver finalmente trovato fosse in realtà l'ennesima prova, che Brenda e la Cancelliera Paige avessero mentito spudoratamente, e che l'Uomo Ratto alla fine dei conti fosse una persona onesta.
L'unica pecca che ho riscontrato sono i dialoghi infarciti di parole come sploff e caspio per edulcorare un linguaggio che in altri contesti risulterebbe volgare, e la castità dei sentimenti tra i personaggi di sesso diverso, ma diciamo che soprassiedo considerando che la trilogia è rivolta anche ai giovanissimi, e tutto sommato la scorrevolezza non ne risente.
A conti fatti, questa saga merita tutto il mio rispetto e passa a pieni voti il test dei libri da consigliare.


















venerdì 23 settembre 2016

L'imprevedibile piano della Lisbeth de no'altri, perché si, perché no..

Trama:
Dietro un ciuffo di capelli neri e vestiti altrettanto scuri, Vani nasconde un viso da ragazzina e una innata antipatia verso il resto del mondo. Eppure proprio la vita degli altri è il suo pane quotidiano. Perché Vani ha un dono speciale: da piccoli indizi che sembrano insignificanti, coglie l'essenza di una persona, riesce a mettersi nei suoi panni, pensare e reagire come avrebbe fatto lei. Un'empatia profonda, un intuito raffinato, uno spirito di osservazione fuori dal comune, sono le sue caratteristiche. E di queste caratteristiche ne ha fatto il suo mestiere: Vani è una ghostwriter per un'importante casa editrice. Scrive libri per altri. L'autore le consegna la sua idea, il materiale su cui documentarsi e lei riempie le pagine delle stesse identiche parole che avrebbe utilizzato lui. Un lavoro svolto nell'ombra. E a Vani sta bene così. Anzi, preferisce non incontrare di persona gli scrittori per cui lavora.
Fino al giorno in cui il suo editore non la obbliga a fare due chiacchiere con Riccardo, autore di successo in preda ad una crisi di ispirazione. I due si capiscono al volo e tra loro nasce una sintonia inaspettata fatta di citazioni tratte da Hemingway, Fitzgerald, Steinbeck. Una sintonia che Vani non credeva possibile. Da tempo ha smesso di credere che potesse capitare anche a lei. Per questo sa di doversi proteggere perché dopo aver creato insieme un libro che diventa un fenomeno editoriale senza paragoni, Riccardo sembra essersi dimenticato di lei.
E quando il destino mette in atto il suo piano imprevisto e fa incrociare di nuovo le loro strade, Vani scopre che in amore nulla è come sembra. Questa volta è difficile resistere a Riccardo e a quell'alchimia che pare non esser mai svanita. Proprio ora che Vani ha bisogno di tutta la sua concentrazione, di tutto il suo intuito. Un'autrice per cui sta lavorando è stata rapita e la polizia vuole la sua collaborazione. Perché c'è un commissario che ha riconosciuto il suo talento unico e sa che solo lei può entrare nella mente del sequestratore.
Come nel più classico dei romanzi Vani ha davanti a sé molti ostacoli. E non c'è nessuno a scrivere la storia della sua vita al posto suo, dovrà scegliere da sola ogni singola parola, gesto ed emozione.


Allora, mettetevi l'anima in pace, io ho i gusti difficili, adoro i libri in generale ma sono davvero pochi quelli in cui non trovo almeno un difetto. Questo romanzo d'esordio di Alice Basso, non fa eccezione, ho trovato lati positivi e lati negativi.
Mi spiego meglio. Il personaggio di Vani Sarca, la Lisbeth Salander de no'altri, mi è piaciuto tantissimo: il suo sarcasmo pungente e la sua autoironia mi hanno strappato un sacco di risate. Ha intuito, ha talento, ha stile e, diciamocelo francamente, ho invidiato molto il suo geniale mentalismo, anche se fortunatamente per il mio enorme ego, personaggi così esistono solo nelle opere di fantasia. Ho trovato molto interessante che si entrasse nel merito di un mestiere, quello del ghostwriter, di cui si parla e si sa pochissimo. Mi è piaciuto come vengono delineati gli altri personaggi importanti come il commissario Berganza, l'impostora Bianca, il donnaiolo pieno di sé Riccardo, e il datore di lavoro subdolo Enrico, perché di ognuno di loro emerge la caratteristica stereotipica che li contraddistingue senza farlo pesare alla storia, anzi rendendola più vivida. Ho apprezzato oltre misura il finale della storia tra Vani e Riccardo perché è assolutamente coerente col personaggio femminile, se fosse andata diversamente non le avrei mai perdonato una tale debolezza! (Ripeto, non per cinismo, semplicemente per correttezza nei confronti del personaggio, che non mi si può smentire proprio alla fine!). Non ultimo, ammiro molto lo stile di scrittura della Basso e sono convinta che tirerà magistralmente fuori dal cilindro altri conigli altrettanto affascinanti. Alcuni passaggi della trama che mi hanno lasciato un po' l'amaro in bocca hanno trovato spiegazione nelle ultime pagine, le "Quattro chiacchiere con l'autrice" in cui Alice Basso racconta un po' il collage che a tutti gli effetti è il suo libro.
Nonostante ciò c'è qualcosa che proprio non ho digerito; primo fra tutti quel vago accenno a una serie di piccole delusioni che hanno reso Vani così diffidente, sociopatica, ecc.ecc. Appunto, un vago accenno! Chi di noi non ha dovuto sopportare una delusione amorosa adolescenziale? Chi non ha mai litigato con i genitori o con una sorella? Chi non ha mai frequentato locali borderline solo per far dispetto a mamma e papà? In realtà questa serie di piccoli traumi che rendono Vani quella che è, sono quelli con cui qualsiasi persona ha dovuto fare i conti crescendo (se posso dire la mia, ho avuto un'adolescenza decisamente più traumatizzante), ma non per questo diventiamo tutte una specie di corvo di Poe! Quindi questo dettaglio per me fa perdere molto in credibilità al costrutto. Ho trovato poco realistico anche il suo rapporto con la piccola Morgana: non ce la vedo proprio una trentaquattrenne dark che entra in casa della signora Madre per convincerla con le sue speciali abilità che la figlia minorenne deve assolutamente andare per motivi pedagogici e propedeutici in un locale di satanisti (che poi poverini sono semplicemente dei metallari tardoni e se ne vedono dappertutto dai). Poco credibile anche l'acutissima serie di circostanze per cui Vani riesce a far allontanare il coltello del sequestratore dal collo della vittima.. Troppa suspense creata per nulla, secondo me, visto come viene smielata la scena della redenzione. Ma ormai l'avrete capito io tifo per i sentimenti crudi, l'adrenalina, le emozioni devastanti, e il dramma quotidiano.
Il libro ad ogni modo ve lo consiglio perché i lati positivi sono molti di più di quelli negativi, se non altro per un po' di sana autoironia. E terrò d'occhio la Basso perché sono incuriosita dalla sua promessa di un seguito della storia.
Sono, come sempre, aperta al dibattito, e curiosa di sentire altre opinioni..



martedì 20 settembre 2016

Dalla strega c'è il 2X1, "L'analfabeta che sapeva contare" e "Il giardino dei segreti"

Ma buona sera lettori e ben ritrovati a quasi metà settimana! Il martedì è uno scoglio molto difficile da superare, ma la buona notizia è che le settimane avanzano in vista dell'inverno, e inverno per me vuol dire Natale, e Natale vuol dire comprarsi tanti libri senza addossarsi i sensi di colpa ma anche mettere le mani in pasta con i regali fai-da-te..
Ma torniamo a noi! Stasera, come vedete dal titolo, la strega dà via due recensioni al prezzo di una. (La verità è che mi sono fatta assorbire così tanto da questi due splendidi libri che non volevo staccarmene per mettermi al computer a scrivere, però non dite in giro che sono così pigra ok?)



Trama:
 1913. Su una nave diretta in Australia, qualcuno trova una bambina abbandonata. Una donna misteriosa aveva promesso di prendersi cura di lei. Ma è scomparsa senza lasciare traccia.
1934. Nell O'Connor scopre un segreto che cambierà la sua vita per sempre.
1976. Molti anni più tardi si lascerà tutto alle spalle per cercare la verità, e raggiungerà lo strano castello di Blackhurst, un tempo dimora della nobile famiglia dei Mountrachet.
2005. Alla morte di Nell, sua nipote Cassandra riceve un'eredità inaspettata. Il Cliff Cottage, con il suo giardino dimenticato, famoso per i segreti che nasconde: quelli dell'oscura famiglia Mountrachet e della sua guardiana Eliza Makepeace, autrice di inquietanti favole vittoriane. È in quel giardino, alla fine, che Cassandra trova la verità sulle proprie origini, e scioglie l'antico mistero della bambina perduta.


Trama:
Il 10 giugno 2007, il re e il primo ministro della Svezia scompaiono durante un ricevimento ufficiale al castello reale. Si diffonde la voce che entrambi non si sentissero bene, ma la verità è diversa, e la storia molto più complicata. Tutto ha inizio a Soweto, dove vive Nombeko, una ragazzina particolare che non sa né leggere né scrivere, ma che è molto curiosa e non sta mai ferma. E, soprattutto, ha una confidenza sorprendente e innata abilità con i numeri e le equazioni più complesse. Un piccolo genio che, grazie all'algebra, si trova catapultata dai sobborghi di Johannesburg, nel cuore di un intrigo mondiale, nel centro del mondo, a stretto e pericolosissimo contatto con il re di Svezia e il suo primo ministro. Eccentrici personaggi accompagnano questa piccola analfabeta che sa contare: un disertore americano leggermente matto, due fratelli gemelli che però all'anagrafe sono una sola persona, tre ragazzine cinesi negligenti, una baronessa coltivatrice di patate e, come detto, il re svedese e il primo ministro. 

Ovviamente non potrebbero esistere due libri più diversi tra loro eppure entrambi sono stati una piacevolisima scoperta. Ma procediamo con ordine.

La Morton, e chi l'aveva mai sentita nominare? Scoperto il titolo per caso curiosando tra le recensioni di La Libridinosa e trovato il libro in biblioteca, mi si è aperto un mondo. E non poteva essere altrimenti visto che questa donna ha il potere di trasportarti con le parole direttamente nel vivo della storia. Una capacità descrittiva del paesaggio e dei personaggi squisita come poche, ambientazione british di tutto rispetto (anche se con rammarico devo ammettere di aver notato delle incongruenze nello svolgimento della storia), un equilibrato parallelismo nello sviluppo degli eventi su piani temporali differenti, fanno di questo romanzo un successo meritato. . E' un romanzo difficile da inquadrare in una singola categoria: c'è il mistero, c'è l'amore, c'è sofferenza, c'è realismo contemporaneo, ma mi posso sbilanciare dicendo che sembra una favola per adulti dove, dopo mille peripezie, il cattivo ha quello che si merita e ai buoni, anche se non ci sono più, si rende la giustizia dell'omaggio postumo. Se per caso vi fosse sfuggito, vi consiglio vivamente di leggerlo.

Il secondo romanzo di Jonasson, che ha spopolato almeno quanto il primo, era sulla lista da parecchio, dietro consiglio appassionato della mia comare del Gruppo di lettura. In alcuni tratti vi giuro che avrei voluto bruciarlo perché, aldilà del fatto che alcuni passaggi sono ai limiti dell'inverosimile, la Sfiga sempre in agguato ai danni della protagonista mi ha fatto fremere nella mia poltrona da lettura. Ma fa tutto parte del piano, e comunque lo straordinario senso dell'humour dello scrittore rende stupefacente anche il più imprevedibile degli imprevisti. Non si può non amare questa variopinta sfilata di personaggi eccentrici, con le loro manie, il loro cinismo, la loro negligenza, l'ingenuità e la spontaneità, anche se, come dicevo, potrebbe venirvi voglia di infilare le mani nel libro e stritolare il collo di qualcuno di loro, subdolo e spudorato. A conti fatti, è un libro con molti pregi e a questo punto dovrò assolutamente leggere anche "Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve".

E voi, avete letto qualcuno di questi libri? Sono curiosa di sentire altre opinioni. :)






domenica 18 settembre 2016

GdL Librarsi, l'incontro di settembre 2016

Buona sera lettori, è giunto il momento di inaugurare una rubrica, che avrà cadenza mensile, a cui tengo moltissimo. Ebbene sì, perché tre anni fa ho creato un Gruppo di Lettura che si incontra una volta al mese nelle sale della biblioteca comunale. All'inizio eravamo in tre e pensavo di essere l'unica abbastanza ottimista da portare avanti con tenacia il mio progetto. Beh, il mio ottimismo si è rivelato un'arma vincente! Con tutta la pubblicità fatta sui social e dalla biblioteca stessa, il nostro Gruppo di lettura Librarsi è cresciuto sempre di più, al punto che l'Assessore alla Cultura ci ha dato carta bianca per organizzare eventi culturali su tutto il territorio comunale. E la cosa mi rende orgogliosa, e non poco! Queste iniziative mi hanno permesso di incontrare (e in alcuni casi intervistare per il nostro trimestrale locale) personaggi veramente meravigliosi, scrittori, artisti, musicisti.. Ma non voglio dilungarmi troppo. In questa rubrica vi mostrerò come funziona il nostro GdL e parlerò sommariamente delle impressioni che abbiamo tratto dai libri scelti.

Martedì 13 settembre ci siamo incontrate dopo la pausa estiva per confrontarci su due libri: "L'eleganza del riccio" di Muriel Barbery e "Il museo dell'innocenza" di Orhan Pamuk. Ma adesso vi svelo il segreto del successo del Gdl Librarsi: il cibo!! Eh già, perché ad ogni incontro mi prendo la briga di cucinare un piatto che ha a che fare con il libro scelto, che può essere una ricetta menzionata direttamente nel testo o semplicemente un piatto tipico del luogo dove si svolgono i fatti. Questo dettaglio ha attratto curiosi fin dall'inizio ed è diventata routine, soprattutto dal momento che io mi diletto troppo in cucina e adoro assaporare cibi esotici. Dunque, ecco ciò che abbiamo gustato: borek al formaggio per Pamuk e kugelhopf (quello che la domestica Manuela chiama gloutof) per la Barbery.



Io avevo già letto entrambi i libri qualche anno fa ma per qualcuna di noi almeno uno dei due era una novità. I giudizi sono stati unanimi: non si può non amare il personaggio di Renée e lo stile a tratti drammatico e a tratti cinico e umoristico di Muriel Barbery, mentre Pamuk, premio Nobel per la Letteratura nel 2006, ci ha profondamente deluse. Ne "Il museo dell'innocenza", che dovrebbe essere un romanzo d'amore, non si parla d'amore, bensì di un'ossessione insana e innaturale che ricorda più che altro una scadente soap opera. Eppure la prima volta che avevo letto questo libro mi ricordo che scorrevano fiumi di lacrime: ho ragione a dire che uno stesso libro è diverso a seconda di che umore sei quando lo leggi. Si vede che all'epoca il mio tenore di vita esigeva storie struggenti anche se senza senso e senza stile come valvola di sfogo, che vi devo dire.





Per il nostro prossimo incontro, dal momento che abbiamo deciso che per i prossimi mesi seguiremo il filo conduttore dei "Cinque continenti" per la scelta delle nostre letture, ho deciso di buttare giù una lista di titoli a tema "Africa". In pratica si cercano un po' di spunti sul web, si fa una lista provvisoria, poi si verifica sul sito del sistema interprovinciale delle biblioteche se vi sono copie a sufficienza per tutte le lettrici del gruppo, e si stila la lista definitiva. Poi la sera dell'incontro si vota. Il mio sistema è questo: ognuna di noi ha diritto all'inizio a scegliere due titoli tra quelli proposti, dopodiché si spareggia tra i titoli che hanno avuto più voti, avendo diritto a scegliere uno solo tra quelli. Questa volta al ballottaggio c'erano "Verdi colline d'Africa" e "Cuore di tenebra" (se mi seguite su Instagram sapete che è la mia croce) e alla fine ha vinto Hemingway.

Se vi chiedete cosa potremo mai mangiare ispirandoci al continente nero, non perdete il prossimo aggiornamento della rubrica per la fine di ottobre! Intanto potete curiosare sulla nostra pagina Facebook @GruppoDiLetturaLibrarsi



domenica 11 settembre 2016

"Il giro di vite", una scoperta inaspettata



TRAMA:
Una giovane istitutrice viene scelta da un gentiluomo per occuparsi dei suoi nipoti, Miles e Flora. Il compito le viene presentato come particolarmente impegnativo, sicché la donna immagina di ritrovarsi di fronte due bambini particolarmente irrequieti e riottosi. Noterà invece che Miles e Flora, oltre ad essere di una bellezza angelica, hanno maniere squisite e notevole senso della disciplina. Questo quadro mal si concilia con quanto riportato su una lettera della scuola di Miles, che dichiara di non volere più il bambino nel proprio istituto, senza spiegarne le motivazioni. In più, la donna scopre che l'istitutrice precedente era morta in circostanze misteriose, e così il suo amante, un certo signor Quint...
 



Cari lettori, se amate il genere horror e avete apprezzato Edgar Allan Poe, non potete perdervi questo gioiellino di Henry James, che, forte di una solida tradizione gotica (non è un caso che la stessa narratrice protagonista in un passo del diario alluda esplicitamente a "I misteri di Udolfo" e indirettamente a Bertha di "Jane Eyre"), consacra tuttavia questo filone letterario a un livello decisamente superiore. 
Devo ammettere che i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi al principio mi hanno lasciato alquanto allibita. Frasi lasciate a metà, dialoghi in cui il bambino e l'istitutrice si parlano senza capirsi, la semplicioneria della governante, descrizioni ripetitive, monologhi da psicopatia.. ma tutto ciò ha senso se si guarda dalla prospettiva dell'autore, celebrato come il maestro dell'ambiguità, il cui intento è appunto quello di lasciare tutta la storia e in special modo il finale alla libera interpretazione del lettore. Chi è veramente il cattivo? I bambini, i fantasmi o l'istitutrice stessa? E lo zio benefattore perché mantiene le distanze? Cosa c'è stato veramente di così scandaloso tra Mr Quint e Miss Jessel?  E il bello è che in questo libricino non c'è niente di veramente orrendo e pauroso, basta l'instillazione del dubbio, l'angoscia sospesa tra le conversazioni, la descrizione della tipica casa di campagna vittoriana e delle lande desolate, a creare nel lettore la sensazione del Male con la M maiuscola che sta per abbattersi su tutti i personaggi. E invece il finale.. Non vi anticipo niente perché in realtà non c'è niente da dire, il finale lo decidete voi. 
E' il primo libro che leggo di James e trovo che sia uno scrittore quantomeno geniale, proprio io che di solito inorridisco (applausi per la sottigliezza, su) davanti a storie col finale aperto. Consigliato al 100%, almeno agli amanti del genere. 



"La sposa bambina", ve lo consiglio perché....

                                               

TRAMA:     
India, 1896. Nella camera tutto è pronto per la prima notte di nozze. La piccola Sivakami siede sul letto. Fuori della porta ha lasciato i giochi, i sogni, le fantasie. Ha lo sguardo pieno di paura e sta tremando sotto il sari e i gioielli. Ha solo tredici anni quando sposa Hanumarathnam, guaritore ed esperto di oroscopi. Così hanno deciso i suoi genitori, e lei non può fare niente per impedirlo. Da questo momento in poi nessuno si occuperà più di lei, ma sarà lei a prendersi cura degli altri, prima come moglie, sempre attenta a compiacere ogni desiderio del marito, e poi come madre dell'enigmatica Thangam e del ribelle Vairum. Ma la forza che Sivakami ha nutrito e scoperto in sé nei primi anni di matrimonio forse non è abbastanza per affrontare quello che gli oroscopi avevano previsto con ostinazione: la morte di Hanumarathnam. Ora Sivakami è vedova, la condizione peggiore per la casta brahmanica di cui fa parte. Da adesso in poi deve rispettare le rigide regole che il suo stato le impone: tenere i capelli tagliati a zero, indossare il sari bianco, non uscire di casa, non avere alcun rapporto con il sesso maschile e non toccare nessuno dall'alba al tramonto, neanche i suoi figli. Crescerli, farli studiare, offrire loro una vita migliore pare impossibile in questa condizione. In bilico tra i conflitti inconciliabili della tradizione e la modernità che incalza giorno dopo giorno, Sivakami dovrà scegliere. Sarà l'amore incondizionato di madre a spingerla ad agire e a prendere una decisione drastica, che influenzerà il destino di tutti loro in maniera sorprendente e inaspettata.                                                                                       

 Ho pescato questo romanzo in biblioteca tra una moltitudine di titoli e, beh, devo ammettere che il mio intuito difficilmente fa cilecca. Piccola premessa: io ho un debole per i romanzi di ambientazione esotica, soprattutto quando la quarta di copertina promette al lettore una storia che parla di donne fiere e tenaci che lottano per il loro posto nella società. Una virtù che accomuna tutti gli autori mediorientali che ho letto (poi siete liberi di credere che si tratti solo di una coincidenza) è che hanno la straordinaria capacità di farmi sentire e vedere davvero gli odori, i sapori e i colori delle loro terre.                                             
                                                                           
Ma veniamo a questo libro in particolare.. Il titolo a me sembrava suggerire una storia di violenza, di una bambina data in sposa in un'età in cui in occidente ci si aspetta che pensi solo ad andare a scuola e giocare con le bambole. In realtà in questo libro c'è molto di più! Fa da sfondo innanzitutto la storia dell'India tra il 1896 e il 1958, con tutti i suoi tumulti politici e religiosi, la lotta per l'abolizione delle caste, il pensiero del Mahatma Gandhi, l'influenza del regno britannico, il desiderio di modernità delle nuove generazioni contrapposto alla caparbia determinazione degli anziani a mantenere un rigido e rassicurante sistema di segregazione e non contaminazione tra membri di caste diverse, la contrapposizione tra l'osservanza di rituali e festività antiche di secoli e l'avanzare della medicina moderna che addita le altre pratiche come mera superstizione. Condite tutto questo con una saga familiare che sfiora i livelli della famiglia Buendìa di Marquez, l'amore smisurato di una donna che diventa madre vedova e nonna nel giro di pochissimi anni, aggiungete odori di spezie, il vocìo del mercato, il tintinnio dei braccialetti di vetro, i colori dei sari variopinti, le minuziose descrizioni degli dèi indù, il tramestio in occasione dei rituali sacri, le mani delle spose colorate con l'henné, un po' di musica sacra indiana, e otterrete questo capolavoro di 700 pagine da leggere tutte d'un fiato.

E' un libro appassionante, molte volte penserete di tifare per questo o quel personaggio, molte volte proverete compassione, molte altre scuoterete la testa per la disumanità di certe usanze, ma i colpi di scena non mancheranno e alla fine del libro scommetto che sentirete la mancanza di Sivakami, del suo sari bianco, della sua testa rasata, del suo cantilenare il Ramayana, perché vi ha accompagnato in un viaggio bellissimo lungo sessant'anni.








lunedì 5 settembre 2016

"Io prima di te", ma chi me l'ha fatto fare?!? SPOILER ALERT

Probabilmente con questo post sto per inimicarmi due terzi della popolazione femminile, ma che vi devo dire.. a me non è piaciuto! Ho preso in prestito dalla biblioteca Io prima di te della Moyes per tenermi al passo, vista l'imminente uscita del film tratto dal romanzo nelle sale cinematografiche italiane; così, giusto per sapere di cosa stavano parlando sul web tutte queste donne con la bava virtuale alla bocca.     
Potete dire che è una storia d'amore, potete dire che è un libro sull'eutanasia, ma mi trovo in assoluto disaccordo con tutte le lodi che sono state tessute su queste pagine. Trovo che i personaggi siano scialbi e la storia prevedibile. Ho divorato il libro in due giorni solo per la fretta di porvi fine, sperando con tutta me stessa che l'autrice non avesse per giunta rovinato il finale con un colpo di scena alla Lazzaro con tanto di vissero felici e contenti.
Ho apprezzato il sarcasmo di Will, il realismo con cui viene affrontato il problema della disoccupazione e della regressione economica, e dentro di me è scoppiato un URRA' quando subito dopo il primo bacio Will rifiuta Miss Clark. (non fate quello sguardo torvo, prego, non è che io sia così cinica, ma vedo le emozioni da un'altra prospettiva).
Questo libro non mi ha commosso, non mi ha entusiasmato, non mi ha lasciato quella sensazione di nostalgia per i personaggi e la storia che provo alla fine di un buon libro, non ha lasciato tracce dentro di me, solo delusione. Non mi sento di consigliare questo libro a nessuno, insomma.
Mi piacerebbe sapere cosa ci ha trovato di così emozionante il resto delle lettrici che seguo e inizio a pormi qualche domanda sull'intensità delle emozioni delle persone nella vita reale ma poi va a finire che ci litigo.. 






giovedì 1 settembre 2016

Vuoi la verità (sul caso Harry Quebert)? Nì.


Ok, partiamo dal presupposto che in linea generale io evito i “successi del momento”, evito accuratamente le vetrine troppo illuminate e passo oltre, vado a cercare quello che non si vede.. E, per inciso, non vale solo per i libri. Sono il tipo di persona che, istintivamente, si affeziona a quei volumi che possiedono il fascino del postumo (come dimenticare tutti i grandi classici deliberatamente stroncati dalla critica dell'epoca? Il Grande Gatsby, l'Ulisse di Joyce, Cime tempestose, Moby Dick, American Psycho, Madame Bovary, e la lista continua...). Sono quel tipo di persona che diffida a prescindere da quelli che vengono annunciati come “il fenomeno letterario dell'anno”. E ovviamente per non smentirmi, dopo essere passata in continuazione negli ultimi due anni davanti a scaffali che esponevano questo libro, ho deciso di prenderlo in biblioteca solo la settimana scorsa, ormai estranea al rischio di farmi rendere la lettura indigesta da pareri troppo entusiastici. E infatti..
Ok, non è che mi aspettassi il capolavoro del secolo, siamo d'accordo? Ma la storia in sé ha cominciato a farsi interessante solo ai primi colpi di scena. La storia tra Harry e Nola mi ricordava troppo vividamente la Lolita di Nabokov e mi ha quasi nauseato. Mentre ho veramente apprezzato la trama thriller, la maestria nello sviluppare parallelamente passato e presente, creare suspense al momento giusto, e ho adorato le citazioni a inizio di ogni capitolo.
Ma la medaglia d'onore a Joel Dicker, a mio modesto parere, va assegnata per la bravura nella caratterizzazione dei personaggi, a volte con quell'accentuazione di alcuni tratti comportamentali stereotipati ai limiti del ridicolo.. Barnaski è il tipico ebreo che pensa solo a come tirar fuori il guadagno facile da ogni persona e da ogni situazione. Tamara Quinn? La personificazione dell'ipocrisia bigotta piccolo borghese snob che invece nasconde proprio in casa sua i peggiori misfatti. Mrs Goldman è quella che mi ha strappato più risate in assoluto. Potrei paragonarla quasi a Zia Mame di Dennis ma molto più esaltata. C'erano momenti che mi sembrava quasi di sentire davvero la sua voce stridula e patetica.
Harry... Beh, Harry non l'ho digerito completamente. Personaggio controverso, in alcuni tratti l'ho veramente disprezzato per la sua mancanza di virilità. Ok l'amore, ok che lei è una ragazzina, ma un mollaccione così non si può sopportare su, tanto più che alla fine si scopre essere anche un bugiardo di infima categoria..
Marcus Goldman, lui sì che è un bel tipo. La storia della sua vita è in assoluto quella che preferisco tra le tante che si intrecciano.
Punto a sfavore: molte scene troppo “rosa” farcite di conversazioni frivole. Punto a favore: wow per l'intreccio che fino alla fine ti tiene incollato al libro con continui colpi di scena, tra l'altro perfettamente misurati per incuriosirti sempre di più.
A conti fatti non dico che sia un brutto libro ma non condivido tutti quei pareri superlativi, quindi se mi chiedete cosa ne penso rispondo né sì né no, sì per alcune cose no per altre, quindi Nì.
Sono curiosa di sentire altri pareri..